Il Parco Nazionale del Gran Paradiso, una delle meraviglie d’Italia ha una superficie di 71.043,79 ettari prevalentemente montuosa, che si estende tra le regioni Piemonte e Valle d’Aosta.
L’area è gestita dall’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso, con sede a Torino in Via Pio VII, 9.
Si tratta del parco Nazionale più vecchio d’Italia, istituito il 3 dicembre 1922 e la sua storia è legata alla salvaguardia del suo animale simbolo, lo stambecco.
foto di Federica Collini – CC BY-SA 4.0
Lo stambecco, un tempo diffuso su tutto l’arco alpino fu per secoli oggetto di caccia indiscriminata, sia per la carne che per presunti poteri curativi del suo corpo.
Storia del Parco Nazionale del Gran Paradiso
Il 21 settembre 1821 Re Carlo Felice emanò le Regie patenti proibendo la caccia allo stambecco, poiché all’epoca attorno al Gran Paradiso se ne contavano sole poche centinaia, mentre sull’arco alpino italiano svizzero, francese e sloveno erano già scomparsi.
Le regie patenti erano atti ufficiali, decreti o leggi emanati dal sovrano del Regno di Sardegna, per progetti di particolare rilevanza per lo Stato.
Anche se lo stambecco fu salvato dall’estinzione, è probabile che le Regie patenti non vennero emanate per spirito ambientale, bensì il sovrano concesse solo a sé stesso il diritto di cacciarlo.
Poi nel 1850 il giovane Vittorio Emanuele II di Savoia, incuriosito dai racconti del fratello minore Ferdinando circa le battute di caccia durante le visite alle miniere di Cogne (AO), decise di percorrere le valli.
Quando raggiunse Cogne partendo dalla Valle di Champorcher (AO) rimase colpito dall’abbondanza della fauna locale, decidendo di istituirvi una Riserva reale di caccia.
Fu così che nel 1856 nacque la Riserva Reale di caccia del Gran Paradiso, che all’epoca comprendeva un territorio più ampio di quello attuale.
Negli anni successivi Casa Savoia stipulò numerosi contratti con cui comuni e abitanti cedettero al Re l’esclusivo diritto di caccia.
Gli abitanti, dopo i malumori iniziali cedettero i diritti al Re, consapevoli che la presenza dei sovrani avrebbe portato benessere e ricchezza, anche perché lo stesso Re promise che avrebbe fatto trottare i quattrini sui sentieri del Gran Paradiso.
Così fu istituito un corpo di 50 Reali Cacciatori Guardie, poi avvalendosi della manodopera locale vennero restaurate case comunali, chiese, argini, case di caccia e casotti per i guardiaparco.
Inoltre fu realizzata una fitta rete di mulattiere, in buona parte percorribile ancora oggi che collegava i paesi con le case di caccia, permettendo al Re di spostarsi comodamente nella riserva.
Le battute di caccia di Vittorio Emanuele II si tenevano solitamente in agosto, periodo in cui il Re si fermava dalle due alle quattro settimane.
I giornali dell’epoca descrissero il Re come persona dal carattere bonario, che conversava in piemontese con la popolazione locale, oltre che prode cavaliere dalla mira infallibile.
In realtà le campagne di caccia erano organizzate di modo che il Re potesse colpire le prede aspettando comodamente nei luoghi di avvistamento realizzati lungo i sentieri.
Il seguito reale, di circa 250 uomini era formato da portatori e battitori che, formando un cerchio attorno agli animali e spaventandoli con urla e spari, li spingevano verso il Re che in attesa, avrebbe poi sparato.
Dietro al Re, che era l’unico a poter sparare agli animali, c’era chi doveva colpire le prede a lui sfuggite, risparmiando femmine e cuccioli di stambecco e camoscio per evitarne l’estinzione.
Il giorno seguente il Re raggiungeva la successiva casa di caccia, mentre la domenica solitamente saliva il prete dal paese più vicino per celebrare la messa.
Anche i successivi sovrani, ovvero Umberto I e Vittorio Emanuele III fecero lunghe campagne di caccia.
Poi nel 1919 Vittorio Emanuele III cedette allo Stato i territori del Gran Paradiso e relativi diritti, con la condizione che si pensasse ad istituire un parco nazionale a protezione di flora e fauna locale.
Così il 3 dicembre 1922 il governo Mussolino firmò il decreto che istituiva il Parco Nazionale del Gran Paradiso.
L’articolo 1 sancì la finalità del parco, ovvero la conservazione di flora e fauna, le speciali formazioni biologiche e la bellezza del paesaggio, mentre l’articolo 4 lo dava in gestione alla Commissione Reale del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Poi il servizio di vigilanza fu affidato al Corpo Reale, reintegrando tutti i guardiaparco delle vecchia riserva che ne fecero richiesta.
Fu vietata caccia, pesca, accesso con armi o ordigni per tali scopi oltre che con cani, mentre in alcune località la Commissione ebbe facoltà di sospendere e regolare il pascolo.
Tuttavia nel 1933 la Commissione venne abolita con Regio decreto, la gestione del parco passò al Ministero per l’Agricoltura e Foreste, mentre la sorveglianza fu affidata alla Milizia Nazionale Forestale.
Inoltre il parco divenne anche una sorta di carcere per politici o galeotti, spesso non abituati alla rigidità delle Alpi, una specie di piccola Siberia italiana.
La vigilanza venne meno e di conseguenza riprese il bracconaggio locale che, durante la guerra a causa della scarsità di viveri servì anche per scopi di sopravvivenza.
Infatti terminata la seconda guerra mondiale, gli stambecchi del Parco Nazionale del Gran Paradiso si erano ridotti a soli circa 400 esemplari.
Il 5 agosto 1947, con decreto del Capo provvisorio dello Stato, ovvero il napoletano Enrico De Nicola e futuro primo Presidente della Repubblica Italiana, fu istituito l’Ente Parco Nazionale Gran Paradiso.
Il consiglio di amministrazione era formato da 13 elementi e un corpo di guardie giurate alle sue dirette dipendenze, mentre come direttore soprintendente fu nominato il veterinario e alpinista trentino Renzo Videsott
Videsott l’anno successivo, presso il castello valdostano di Sarre costituì la Federazione Nazionale Pro Natura, la prima associazione ambientalista italiana.
marmotta di Eleonora Mairate – CC BY-SA 4.0
Nel 1955 fu inaugurato il giardino botanico Paradisia a Valnontey, frazione di Cogne (AO), mentre nel 1972 avvene il gemellaggio tra il Parco nazionale del Gran Paradiso e quello francese de la Vanoise, dirigendo le azioni verso l’obiettivo comune di protezione e sviluppo compatibile.
Negli anni 2000 il parco è stato riconosciuto come sito di interesse comunitario, mentre nel 2006 è stato insignito del Diploma europeo delle aree protette, rinnovato poi nel 2012.
Nel luglio 2017, presso Campiglia Soana (TO) è stato presentato il Centro Visitatori “L’uomo e i coltivi”, un percorso museale in cui rivivere la storia dell’agricoltura e il ruolo dell’uomo in rapporto con l’ambiente.
Il 2022 è stato un anno ricco di eventi, sia locali che nazionali per celebrare i 100 anni del Parco Nazionale del Gran Paradiso, partendo con la Cerimonia inaugurale di Roma fino al 3 dicembre, con quella finale al Castello di Sarre (AO).
Oggi le strutture turistiche e di educazione ambientale del parco contano 9 centri visitatori, 2 ecomusei, un Centro di educazione Ambientale e un’Officina di attività ambientali.
Parco Nazionale del Gran Paradiso
IL Parco Nazionale del Gran Paradiso comprende 13 comuni, 6 in Piemonte, ovvero Ronco Canavese, Noasca, Valprato Soana, Locana, Ribordone e Ceresole Reale e 7 in Valle d’Aosta, Rhêmes-Saint-Georges, Rhêmes-Notre-Dame, Introd, Valsavarenche, Villeneuve, Introd, Cogne e Aymavilles.
Il massiccio del Gran Paradiso è costituito da un’ampia parte delle Alpi omonime interamente in territorio italiano, mentre la sezione meridionale si estende fino al Colle del Nivolet, sopra il magnifico Lago di Ceresole Reale.
Il Gran Paradiso, l’unico massiccio interamente in territorio italiano a superare i 4.000 metri è interessato da 5 valli principali, ovvero:
- Valsavarenche
- Val di Rhêmes
- Val Soana
- Valle dell’Orco
- Val di Cogne
La fascia che va dai 3.000 ai 4.000 metri ospita 59 ghiacciai, 29 dei quali monitorati costantemente dai guardiaparco, poiché anche se perenni sono relativamente giovani, in quanto comparsi durante la piccola glaciazione del XVII secolo.
La vetta più alta è il Gran Paradiso, da cui parte la dorsale che divide Valsavarenche da Cogne, poi scendendo verso Aosta risale tra le vette Herbétet (3778) e Grivola (3609), mentre sul versante piemontese troviamo Becca di Monciair (3544), Ciarforon (3642) e Tresenta (3609 ).
Da Punta di Galisia (3.34), dove sulla vetta si incontrano i confini di Piemonte, Valle d’Aosta e Francia, in direzione sud-est si stacca il crinale che culmina nelle tre Levanne, a circa 3.600 metri.
Le splendenti Levanne ispirarono l’ode “Piemonte” del poeta Giosuè Carducci, quando le visitò nel 1890 mentre presiedeva gli esami di maturità presso Cuorgnè (TO).
Nell’alto vallone di Piantonetto, il cui punto di osservazione migliore è il rifugio Pontese al Pian delle Muande, troviamo i Becchi della Tribolazione (3360) e la Torre del Gran San Pietro (3692).
Le vette del settore orientale del Parco Nazionale del Gran Paradiso sono le più basse, tra esse emergono Rosa dei Banchi (3164) e Punta Lavina (3308), mentre Granta Parey (3387) segna il punto più occidentale del parco.
gipeto di Fabio Usvardi – CC BY-SA 4.0
Laghi e fiumi del Gran Paradiso
I laghi più grandi del Parco Nazionale del Gran Paradiso si trovano nella zona circostante il Colle del Novolet, dove nei pressi del rifugio Savoia troviamo i due laghi omonimi.
Dai due Laghi del Nivolet nasce il torrente Savara che, dopo aver percorso la Valsavarenche, confluisce nella Dora Baltea nei pressi di Aosta.
Nei piani di Rosset troviamo due splendidi laghi, il Leità e il Rosset, raggiungibili tramite sentieri dal rifugio Savoia e sono la sorgente del fiume Orco che poi sfocia nel Po, vicino a Chivasso (TO).
Poco sotto il Colle della Terra troviamo il Lago Lillet (2.765) raggiungibile anche da un sentiero che sale dalla Borgata Mua di Ceresole Reale (TO) e, tranne un breve periodo estivo è sempre gelato.
Nella Val di Cogne vi sono i laghi Loie e Lauson, mentre in Val di Rhêmes troviamo il Lago Pellaud, all’interno di un bosco con area attrezzata con panchine e tavoli per pic-nic.
Il Val Soana c’è il Lago Lasin, al centro di una conca alla testata del Vallone Lasin dominata dal Monte Colombo, una zona ricca di fauna grazie alla scarsissima frequenza umana.
Sul versante interno della Valle Orco troviamo il Lago di Dres, quasi all’estremo confine meridionale del parco, uno dei pochi punti del lato piemontese da cui si scorge la vetta del Gran Paradiso con il suo ghiacciaio.
Per ciò che concerne le cascate, oltre a quella che sovrasta Noasca (TO) le più spettacolari sono quelle di Lillaz, frazione di Cogne.
Flora
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso ha una flora estremamente variegata, nella parte più bassa troviamo praterie, boschi ed alberi come larice, nocciolo, acero montano, castagno, betulla, frassino, quercia, pioppo tremulo, faggio e ciliegio selvatico.
Tra i 1.500 ed i 2.000 metri troviamo il pino cembro, l’abete bianco e rosso e il larice, quest’ultimo permette lo sviluppo del fitto sottobosco di mirtilli, lamponi gerani e fragole di bosco.
Sopra i 2.000 metri crescono grandi distese di rododendri, mentre oltre i 2.500 l’artemisia, il cerastio e la sassifraga, più rari sono il genepì e la stella alpina.
Chiunque abbia visitato il Parco Nazionale del Gran Paradiso da marzo ad agosto, può confermare che la sua incredibile varietà di fiori è uno splendido arcobaleno che l’illumina l’ambiente naturale.
Fauna
L’animale simbolo del Parco Nazionale del Gran Paradiso è lo stambecco, di cui secondo il censimento di settembre 2011 si contano circa 2.700 esemplari.
Il periodo degli amori coincide con novembre e dicembre, dove i maschi adulti si battono tra loro, infatti il suono delle cornate è udibile fino a fondo valle.
Del camoscio si contano oltre 8.000 esemplari, dato che la mancanza di predatori naturali ne ha favorito la crescita, infatti capita di vederli cercare cibo anche a pochi metri dalle case.
Già in passato i predatori naturali erano assenti, compresi lupi e orsi, anche a causa delle Reali Guardie Cacciatori che proteggevano la selvaggina sia dai bracconieri che dai predatori, tanto che nel 1913 si estinse la lince europea.n
Oggi grazie alle attività di conservazione e vigilanza la volpe è di nuovo ben presente nel parco, mentre secondo il censimento del 2013 si contano ben 27 coppie di aquile reali.
volpe di Luca Casale – CC BY-SA 4.0
Inoltre nel Parco Nazionale del Gran Paradiso ha fatto ritorno il lupo, risalendo l’Appennino.
Per ciò che concerne le marmotte, nel parco se ne contano circa 6.000, vivono in tane sotterranee prediligendo praterie e aree pianeggianti, mentre tra gli altri mammiferi troviamo martore, faine, ermellini e tassi.
Nel Parco Nazionale del Gran Paradiso dimorano anche numerose specie di volatili come pernice bianca, allocco, sparviero, civetta, poiana, picchio verde, gufo reale, pettirosso, merlo acquaiolo, tordo, beccafico, gallo forcello.
Nei laghi sotterranei vi sono due specie di trote, la fario e il salmerino di fontana, quest’ultimo introdotto nel parco durante gli anni ’60.
Infine vi sono diverse varietà di rettili, anfibi e insetti come la vipera comune, la salamandra, il tritone e la farfalla Parnassius.
Escursioni
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso offre diversi itinerari in bici e, oltre a rispettare le norme di comportamento è bene prestare attenzione agli escursionisti a piedi.
foto di Roberto Ferrari – CC BY-SA 2.0
Nel parco troviamo anche una rete di sentieri che si estende per oltre 500 km, tuttavia è importante fare attenzione alle indicazioni dei vari percorsi.
Per gli amanti delle arrampicate, sul sito nel Parco Nazionale del Gran Paradiso c’è una sezione dedicata consultabile da qui , mentre per gli appassionati di sci, nelle valli ci sono impianti sciistici e piccole stazioni immerse nella natura, dove è possibile praticare sport invernali.
Rifugi e Bivacchi
Nel Parco Nazionale del Gran Paradiso troviamo diversi rifugi e bivacchi, visionabili dall’elenco qui sotto.
Piemonte
- Guido Muzio
- Massimo Mila
- Guglielmo Jervis
- Le Fonti
- Pian della Ballotta
- Pontese
- Noaschetta
Valle d’Aosta
- Bivacco Mario Gontier
- Sogno di Berdzé al Péradzà
- Vittorio Sella
- Gian Federico Benevolo
- Chalet de l’Épée
- Mario Bezzi
- Ciavanassa
- Chivasso
- Federico Chabod
- Savoia
- Vittorio Emanuele II
Santuario di Prascondù
Nel Parco Nazionale del Gran Paradiso è possibile visitare il Santuario di Prascond, intitolato alla Madonna di Loreto.
Il santuario si trova nel comune di Ribordone (TO), a 1.321 metri di altezza ed è uno dei luoghi di culto più conosciuti del Canavese, meta di fedeli e turisti specialmente durante la festa che si tiene il 27 agosto.
Secondo la tradizione il Santuario di Prascondù fu eretto dopo che un giovane di Ribordone, tale Giovannino Berardi, il 27 agosto 1619 ebbe una visione della Madonna.
La Madonna disse a Giovannino che, per riacquistare la parola, perduta l’anno precedente doveva fare un pellegrinaggio a Loreto ottemperando al voto che, suo padre fece in precedenza.
Completato il pellegrinaggio a Loreto, sulla strada del ritorno il giovane riacquistò la parola presso un pilone votivo, così i suoi compaesani edificarono una cappella sul luogo dell’apparizione.
Tuttavia il primo edificio fu distrutto da una valanga, così venne ricostruito in un luogo più sicuro e poi consacrato nel 1659; l’aspetto attuale si deve a diversi ampliamenti e ristrutturazioni nel corso dei secoli.
Il Parco Nazionale del Gran Paradiso è stato anche oggetto di due documentari, il primo è “In un altro mondo” del 2009, diretto dal regista francese Joseph Péaquin.
Péaquin ha seguito per un anno la vita del guardiaparco Dario Favre nella sua attività quotidiana di monitoraggio e salvaguardia dell’area protetta.
Poi Il Migliore dei Mondi Possibili del 2012, girato dai registi italiani Paolo Fioratti e Marco Andreini, che descrive la vita di animali e piante nel Parco Nazionale del Gran Paradiso.