La Chiesa di Sant’Agostino: storia, arte e leggenda

La Chiesa di Sant’Agostino, nel centro storico di Torino sorge dove già nel 1047 c’era già un edificio religioso intitolato ai Santi Apostoli Filippo e Giacomo, come attestato in un diploma dell’imperatore Enrico III.

Oltre alle diverse opere d’arte, la Chiesa di Sant’Agostino è famosa anche perché sotto il campanile, venivano sepolti i boia di Torino.

La struttura originaria, probabilmente simile alla vicina chiesa di San Domenico, nel 1551 fu ceduta ai padri Agostiniani e, dopo la completa ricostruzione venne consacrata il 22 novembre 1643 e intitolata a Sant’Agostino e San Giovanni Battista.

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Poi dopo secoli di incuria, tra fine Ottocento e inizio Novecento la struttura venne totalmente rimaneggiata dall’architetto torinese carlo Ceppi.

Interni della chiesa di Sant’Agostino

La chiesa è a tre navate, sulla controfacciata troviamo l’organo del XVIII secolo, mentre il pulpito in legno del Seicento è decorato con medaglioni che rappresentano i quattro Evangelisti.

Nel coro, dietro l’altare maggiore del 1887 troviamo la pala dell’Assunta con i Santi Giacomo, Bartolomeo, Filippo e Agostino, opera del pittore piemontese Carlo Emanuele Lanfranchi.

Nel secondo altare a sinistra possiamo ammirare un pregevole affresco del Quattrocento che rappresenta la Madonna con il Bambino, opera scoperta il 3 dicembre 1716 durante la demolizione della retrostante casa degli Agostiniani.

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Sul primo altare troviamo la statua dell’Immacolata, opera dello scultore svizzero Giovanni Battista Casella e la pala di San Nicola attribuita al pittore di Chivasso (TO) Defendente Ferrari, mentre secondo altri sarebbe di Martino Spanzotti, di Casale Monferrato (AL).

Poi i due dipinti Madonna della Cintola e Madonna del Popolo, rispettivamente dei pittori torinesi Ignazio Perrucca e Felice Cervetti.

La Sant’Agostino ospita anche due monumenti funebri, il mausoleo del collezionista torinese Cassiano dal Pozzo, realizzato dallo scultore Ludovico Banello e il sepolcro del Carlo Tommaso Maillard, anch’esso torinese, opera del lombardo Carlo Antonio Tantardini.

La chiesa del Boia

Sotto il campanile della Chiesa di Sant’Agostino furono seppelliti i boia, mentre i condannati a morte e chi periva in carcere vennero inumati nel sepolcro attiguo al chiostro, ovvero colpevoli e innocenti uno accanto all’altro.

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È probabile che la collocazione non fu casuali, poiché all’epoca il connubio tra religione e superstizione aveva un forte influenza simbolica su tradizioni e vita quotidiana.

Inoltre i boia, che per statuto vivevano nella vicina via Bonelli (prima Contrada Pusterla e poi via Fornelletti), nella Chiesa di Sant’Agostino avevano un loro banco privato, poiché essendo fortemente disprezzati dal popolo nessuno voleva sedersi accanto a loro.

Infatti sembra che all’epoca i negozianti sciacquassero i denari dei boia in apposite scodelle e, perfino i loro documenti non venivano toccati, bensì firmati con i guanti e poi spostati con pinze da camino.

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Inoltre per i boia non era nemmeno semplice fare la spesa, poiché spesso i panettieri si rifiutavano di servirli, tanto che dovette intervenire il Duca stesso.

Così, secondo la leggenda i panettieri prima servirono al boia il pane al contrario, in segno di disprezzo e, dopo le sue proteste e l’intervento ducale, gli servirono una forma di pane a mattone, quindi rivoltabile senza che nessuno potesse obiettare.

Fu così che, sempre secondo la leggenda nacque il pancarrè.

Che la leggenda sia vera o meno, rende comunque l’idea di quanto la figura del boia, con il suo mantello color rosso sangue, abbia contribuito a creare attorno alla Chiesa di Sant’Agostino un fascino carico di mistero.

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