Palazzina di caccia di Stupinigi, patrimonio UNESCO

La palazzina di caccia di Stupinigi si trova nel comune di Nichelino, poco distante da Torino, è stata realizzata fra il 1729 e il 1733 dall’architetto messinese Filippo Juvarra su commissione di Casa Savoia.

La palazzina di caccia di Stupinigi fa parte delle residenze sabaude in Piemonte e dal 1997 è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, ad oggi è proprietà dell’Ordine Mauriziano e viene visitata da circa 100.000 persone l’anno.

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Palazzina di caccia di Stupinigi di Xavier – licensed under CC BY-NC-ND 2.0

In epoca medioevale nell’area c’era già un castello di piccole dimensioni, con lo scopo di difendere il paese di Moncalieri ed era di proprietà dei Savoia Acaia, un ramo dei regnanti piemontesi.

I Savoia ne presero possesso nel 1564 con Emanuele Filiberto e per sua volontà il castello e le terre vennero lasciate all’Ordine Mauriziano.

In questo periodo Emanuele Filiberto e la sua corte tennero spesso delle battute di caccia nei terreni adiacenti al castello.

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Nel 1729 Vittorio Amedeo II di Savoia affidò i lavori di trasformazione della palazzina di caccia di Stupinigi all’architetto messinese Filippo Juvarra, con l’intento di donare alla costruzione una regalità degna di Casa Savoia.

L’inaugurazione avvenne nel maggio del 1731, in occasione della visita a Torino di Francesco di Lorena, il granduca di Toscana e fratello della regina di Sardegna Elisabetta Teresa.

La palazzina di caccia di Stupinigi veniva usata dai Savoia per le battute di caccia o per soggiorni brevi, poiché in quegli anni la famiglia reale soleva dimorare presso Venaria o Moncalieri.

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Foto di Matteo – licensed under CC BY 2.0

La palazzina venne anche usata per feste di corte o eventi importanti, come il matrimonio del 1773 fra il futuro re di Francia Carlo X (il conte d’Artois) e Maria Teresa di Savoia.

Inoltre diverse figure importanti dell’epoca furono ospiti presso la palazzina di caccia di Stupinigi, come il futuro Zar di Russia Paolo I (Paolo Romanov) e sua moglie, l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo-Lorena ed il re di Napoli Ferdinando I di Borbone.

La palazzina fu oggetto di ulteriori ampliamenti sotto i regni di Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III, a cura degli architetti Giovanni Tommaso Prunotto (Guarene, in provincia di Cuneo) e Benedetto Alfieri (Roma).

Arriviamo al 1805, quando durante l’occupazione francese Napoleone Bonaparte soggiornò presso la palazzina di caccia di Stupinigi dal 5 al 16 maggio dello stesso anno.

Nel 1808 il governatore generale del Piemonte, il principe Camillo Filippo Ludovico Borghese vi soggiornò per un breve periodo, insieme alla moglie Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone Bonaparte.

Poi la palazzina di caccia di Stupinigi tornò ad essere di proprietà dei Savoia nel 1832.

Il 12 aprile del 1842 nella palazzina si celebrò il matrimonio fra Vittorio Emanuele II, il futuro primo re d’Italia e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, arciduchessa d’Austria e principessa d’Ungheria.

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Foto di Gabriele Spalla – di dominio pubblico

Poi nel 1919 la palazzina di caccia di Stupinigi fu ceduta allo stato, diventando la sede del Museo di arte e ammobiliamento.

Il complesso fu oggetto di diversi lavori di restauro iniziati nel 1988, sotto la guida degli architetti Maurizio Momo e Roberto Gabetti.

Ad oggi nella palazzina di caccia di Stupinigi si tengono periodicamente delle mostre d’arte di livello internazionale.

Struttura

L’accesso alla palazzina di caccia di Stupinigi è caratterizzato da un bellissimo viale alberato, costeggiando alcune cascine e scuderie che anticamente erano alle dipendenze del palazzo.

La costruzione si estende per circa 31.000 metri quadrati, 150.000 del parco e 3.800 delle aiuole esterne; in tutto sono presenti 137 camere e ben 17 gallerie.

Il nucleo della palazzina di caccia di Stupinigi è rappresentato da un grande salone ovale, dal quale si diramano 4 bracci che formano una croce di sant’Andrea e dove sono ubicati sia gli appartamenti reali che quelli degli ospiti.

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Foto di Roberto Rolla – dominio pubblico

L’interno della palazzina di caccia di Stupinigi è in stile Rococò italiano con diversi materiali pregiati come radiche, specchi, lacche, stucchi dorati e porcellane; conserva diverse opere pittoriche di Gaetano Perego, l’austriaco Christan Wehrlin ed i bolognesi Domenico e Giuseppe Valeriani.

Inoltre si possono ammirare gli affreschi dei pittori Gian Battista Crosato, Vittorio Amedeo Cignaroli e Charles-André van Loo, quest’ultimo francese.

Dall’ingresso della palazzina si accede alla Galleria dei Ritratti, all’epoca rimessa per le carrozze, mentre oggi ospita la statua del Cerco di Stupinigi realizzata nel 1766 dallo scultore torinese Francesco Ladatte.

L’opera è stata sostituita nel 1992 con una copia in bronzo per motivi di conservazione della statua originale, attorno ad essa vi sono dei ritratti scolpiti in bassorilievo, originariamente destinati al Castello di Moncalieri.

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Soffitto di Andrea Mucelli – licensed under CC BY-NC-SA 2.0

Poi abbiamo l’appartamento del duca del Chialbese, che nel 1700 venne ampliato per realizzare le stanze del figlio di Carlo Emanuele III, ovvero Benedetto di Savoia.

Qui troviamo la sala da gioco, un ampio spazio destinato alla svago.

Il soffitto è stato decorato nel 1765 da Giovanni Pietro Pozzo e si possono ammirare la scrivania decorata con figure in avorio intarsiate e la scacchiera, realizzata in ebano ed avorio.

Poi abbiamo la sala degli specchi, con le pareti decorate di specchi e stucchi da Giovanni Pietro Pozzo nel 1766 ed il gabinetto di Paolina Bonaparte (sorella di Napoleone), dove si trova la vasca da bagno in marmo decorata con bassorilievi che rappresentano l’aquila imperiale napoleonica.

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Interni di Roberto Rolla – dominio pubblico

La sala del Bonzanigo, dove si trovano la libreria e la scrivania realizzate dallo stesso Giuseppe Maria Bonzanigo (scultore ed ebanista astigiano), con il soffitto affrescato nel 1753 dal pittore e scenografo bolognese Giovanni Battista Alberoni.

La sala del pregadio, decorata con stoffa damascata verde e con scene di caccia dipinte da Giovanni Battista Alberoni nel 1753, dove si trova anche l’inginocchiatoio in radica di noce ed intarsiato con inclusioni di bronzo dorato, realizzato dall’ebanista torinese Pietro Piffetti nel 1758.

Nella camera da letto si trovano i più importanti mobili di stile piemontese della palazzina di caccia di Stupinigi, fra cui l’inginocchiatoio realizzato dall’ebanista Pietro Piffetti, intarsiato di avorio, madreperla, tartaruga ed ottone.

Poi abbiamo l’appartamento della Regina, realizzato nei primi decenni del 1700 per la moglie di Carlo Emanuele III di Savoia, ovvero Polissena d’Assia-Rheinfels-Rotenburg.

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Foto di Paris Orlando – licensed under CC BY-SA 4.0

L’anticamera della regina è stata affrescata fra il 1733 ed il 1734 dal pittore veneziano Giambattista Crosato, dove sul soffitto si può ammirare la sua realizzazione pittorica Il sacrificio di Ifigenia.

La stanza fu oggetto di ulteriori decorazioni nel 1739 ad opera del pittore Francesco Casoli, rimaneggiati poi nel 1786 da Giuseppe Maria Bonzanigo, scultore ed ebanista.

Nella camera da letto della regina si può ammirare il soffitto affrescato dal pittore francese Charles-André van Loo con un Riposo di Diana tra le ninfe.

L’appartamento del re venne realizzato nei primi decenni del 1700 per Carlo Emanuele III di Savoia, poi venne rimodernato su commissione di Vittorio Amedeo III nella seconda metà del 1700.

La sala degli scudieri dell’appartamento del re è stata affrescata con scene mitologiche nel 1733, da Gerolamo Mengozzi Colonna (Ferrara) e Giovanni Battista Crosato.

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Foto di Marco Pedrini – licensed under CC BY-NC 2.0

L’anticamera e la camera del re rimasero incompiute fino al 1737, quando l’architetto messinese Filippo Juvarra lasciò il Piemonte per la corte spagnola.

Poi i lavori della camera e del resto della palazzina vennero affidati all’architetto piemontese Giovanni Tommaso Prunotto, attivo alla corte dei Savoia.

Gli affreschi della camera del re ritraggono delle scene mitologiche di Diana, realizzate dal pittore torinese Michele Antonio Milocco, inoltre si possono ammirare dei ritratti alle pareti realizzati dal pittore svizzero Jean-Étienne Liotard.

La mobilia della camera riporta lo stile Luigi XIV e Luigi XV.

Le decorazioni in tela sulle sovrapporte sono del pittore torinese Pietro Domenico Olivero, mentre nel gabinetto del re si trova un bellissimo ritratto della regina Polissena Cristina d’Assia-Rotenburg con i suoi figli, opera del pittore svedese Martin van Meytens.

La Cappella di Sant’Uberto fino al 1767 era chiamata la sala dei buffetti, poiché spesso vi si tenevano dei banchetti.

In seguito venne trasformata in spazio religioso e restaurata con le decorazioni di Ignazio Nipote, Giacomo Borri, Gaetano Perego e Ignazio Birago e dedicata a Sant’ Uberto (vescovo di Maastricht e primo vescovo di Liegi).

Il salone centrale, un grande ambiente ovale con la cupola chiusa di un soffitto a volta è il cuore della palazzina di caccia di Stupinigi.

La realizzazione muraria del salone terminò nel 1730 ed i fratelli bolognesi Domenico e Giuseppe Valeriani realizzarono l’affresco raffigurante il Trionfo di Diana, che si può ammirare sulla volta, mentre sulla parte alta dei 4 pilastri che sorreggono la volta, si possono ammirare 4 medaglioni che rappresentano anch’essi la divinità Diana.

Interessanti sono anche i paracamini dipinti dal pittore Giovanni Crivelli ed i 4 busti di marmo del 1773 realizzati dallo scultore piemontese Giovanni Battista Bernero.

Rappresentano alcune divinità minori legate alla caccia ed ai campi come Pomona, la dea romana dei frutti, Cerere la divinità materna della terra e della fertilità, Napea la divinità delle valli e Naiade divinità delle acque dolci.

L’appartamento del duca di Savoia venne ampliato nel XVIII secolo sotto la guida dell’architetto romano Benedetto Alfieri per Vittorio Emanuele, figlio del re Vittorio Amedeo III.

L’appartamento ha l’ingresso con atrio nel quale vi sono due statue che rappresentano Atalanta e Meleagro, due figure della mitologia greca.

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Le due anticamere presentano decorazioni risalenti alla seconda metà del 1700, realizzate da artisti facenti capo alla scuola del pittore torinese Vittorio Amedeo Cignaroli e raffigurano scene di caccia e di vita nei campi.

Sempre nella anticamere si possono ammirare degli arazzi e la mobilia in stile Luigi XIV e Luigi XV.

Anche le due camere da letto ducali hanno i mobili dello stesso stile, oltre a della mobilia di manifattura piemontese risalente al 1700.

I giardini della Palazzina di caccia di Stupinigi

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Esterno di Stefano Merli – licensed under CC BY-SA 2.0

Il parco venne progettato nel 1740 dall’architetto italiano Michael Benard, direttore dei Giardini Reali di Torino dal 1739.

Nel parco della palazzina di caccia di Stupinigi troviamo sia il giardino che la tenuta di caccia circostante la costruzione.

Il giardino è una successione di parterres, viali ed aiuole ed è considerato il giardino della palazzina di caccia.

La tenuta di caccia era costituita da quasi 1.700 ettari, comprendeva i terreni ed i boschi degli attuali comuni di Orbassano, Nichelino e Candiolo e venne espropriata alla famiglia Pallavicini nel 1563 da Emanuele Filiberto di Savoia.

Nel 1992 il territorio di caccia è sotto tutela grazie all’istituzione del Parco naturale di Stupinigi, con lo scopo di salvaguardarne la fauna.

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Nel Parco naturale di Stupinigi sono state segnalate 95 specie di uccelli come il falco pellegrino, il nibbio bruno ed ultimamente è tornato a nidificare anche il picchio nero.

Per ciò che concerne i mammiferi sono stati segnalati il moscardino (piccolo roditore) ed il capriolo, anche se lo si vede sempre meno.

Fra i rettili e gli anfibi troviamo il tritone crestato italiano, il ramarro, il rospo smeraldino e la raganella italiana.

Per ciò che concerne la flora è rimasta relativamente integra nei secoli.

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