Breve storia di Verbania: arte, musei e luoghi da visitare

Verbania, capoluogo della provincia piemontese del Verbano-Cusio-Ossola nacque il 4 aprile 1939 dall’unione dei comuni di Pallanza ed Intra, sulla sponda occidentale del Lago Maggiore.

Il territorio di Verbania varia dai 197 ai 693 metri di altitudine e, oltre ad essere ricco di storia, arte e cultura conserva un immenso patrimonio naturalistico.

Storia di Verbania

Il nome deriva dal latino Verbanus Lacus, l’attuale Lago Maggiore ed i ritrovamenti archeologici indicano diversi insediamenti risalenti all’età del bronzo, inoltre non si escludono comunità palafitticole già nel neolitico.

I primi di cui si hanno notizie sono i Leponzi, antica popolazione ligure o celtica risalente al I secolo a. C. poi annessi all’impero romano con Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto.

verbania

Tra il IV e V secolo iniziò a diffondersi il cristianesimo, poi con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente il territorio fu prima occupato dagli Ostrogoti, tribù germanica e in seguito dai Longobardi.

Nel mezzo vi fu la guerra gotica, un lungo conflitto che contrappose gli Ostrogoti all’Impero Romano d’Oriente, poi nel 774 con l’arrivo di Carlo Magno il territorio fu diviso in comitati.

L’attuale Isolino di San Giovanni, di fronte Verbania fu citato la prima volta in un documento del X secolo con il nome di Isola di Sant’Angelo, poiché sede di un castello con all’interno una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo.

L’isolino San Giovanni, parte dell’arcipelago delle Isole Borromee tra il 1927 e il 1952 fu residenza del famoso direttore d’orchestra parmense Arturo Toscanini, che vi dimorò nel seicentesco Palazzo Borromeo.

Nell’XI secolo Intra e Pallanza (oggi Verbania) andarono ai vescovi di Novara, poi ai conti di Pombia (NO) e in seguito alla famiglia da Castello, anch’essa novarese, assegnategli da Federico Barbarossa nel 1152.

lago maggiore

Dopo la battaglia di Legnano del 29 maggio 1176, che decretò la sconfitta di Barbarossa il territorio di Verbania tornò sotto Novara, poi nel 1199 i da Castello si allearono con Vercelli strappando le terre ai novaresi, poi cedettero Pallanza e Valle Intrasca alla famiglia milanese dei Barbavara.

Nel 1218 Intra e Pallanza furono vendute a Novara, tuttavia le popolazioni insorsero alleandosi con Vercelli, così Pallanza venne assediata e saccheggiata dai novaresi che ne ripresero il controllo nel 1259, poi per evitare eventuali attacchi o ribellioni nel 1270 eressero a Intra un borgo fortificato.

Verso fine Trecento il territorio di Verbania passò al Ducato di Milano e buona parte andò alla casata lombarda dei Moriggia, per concessione di Filippo Maria Visconti.

In seguito passarono ai Borromeo, tuttavia a causa dei continui contrasti con la popolazione, i pallanzesi pagarono ingenti somme agli Sforza di Milano per restare indipendenti.

Nello stesso periodo fu aperta la cava di marmo presso Candoglia, a circa 10 km da Verbania, materiale utilizzato per la costruzione del Duomo di Milano, anche se il suo utilizzo risale già all’epoca romana, come dimostrano alcuni sarcofagi rinvenuti a Milano, Torino e Pavia.

centro storico verbania

Nel 1387 Gian Galeazzo Visconti concesse alla Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano l’utilizzo delle cave di Candoglia, poi il marmo venne trasportato attraverso il Lago Maggiore, Ticino e Naviglio Grande.

Arriviamo alla dominazione spagnola, quando i Borromeo cercarono nuovamente di infeudarsi Pallanza che, ancora una volta pagò per restare indipendente.

In memoria di ciò, presso il Palazzo Comunale di Verbania vi sono due lapidi dedicate a Filippo IV di Spagna ed a Gómez Suárez de Figueroa y Córdoba, Governatore di Milano.

Con la pace di Rastatt del 6 marzo 1714 terminò la guerra di successione spagnola, così i territori di Verbania passarono agli Asburgo, poi con il trattato di Worms del 13 settembre 1743 la sponda occidentale del Lago Maggiore passò ai Savoia.

Nel 1751 nacque la provincia dell’Alto Novarese, con capoluogo Pallanza che, per proteggere i commerci con la Lombardia ottenne l’esenzione dei diritti daziali con Regio Decreto del 17 aprile 1753, poi il 6 maggio 1770 assorbì anche Domodossola.

pallanza

Durante l’occupazione napoleonica la provincia fu incorporata nel Dipartimento dell’Agogna, Intra divenne capoluogo e Pallanza inserita nel 15° distretto, poi dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte e la Restaurazione, i territori tornarono ai Savoia.

Era industriale

Le prime realtà industriali del Verbano risalgono già a inizio Settecento, come l’attività di sbiancatura di tessuti provenienti anche da Germania e Svizzera, nel torrente San Bernardino

Nelle acque del torrente, già ricco di sostanze sbiancanti venivano immersi i tessuti con l’aggiunta di calce e cenere, poi lasciati macerare e infine rilavati.

I fondatori di tale attività furono i Borromeo, poi nel 1816 la cedettero a Lorenzo Cobianchi, a cui si deve la costruzione del torchio per ammorbidire e allisciare i tessuti.

Lorenzo Cobianchi fu una delle persone più importanti di Verbania, oltre ad essere stato sindaco di Intra fu tra i fondatori nel 1873 della Banca Popolare di Intra, inoltre grazie al suo lascito nacque la prima scuola di Arti e Mestieri del territorio, presenta ancora oggi.

Infatti nel testamento Cobianchi espresse la volontà di creare ad Intra una scuola di Arti e Mestieri, su modello di una già esistente a Biella e, a quel tempo fu il primo privato a elargire lasciti in favore dell’istruzione.

lorenzo cobianchi

Alla sua morte, che avvenne il 22 settembre 1881 la moglie Luisa Brielli ed i nipoti si misero subito all’opera e, già l’anno successivo il Regio decreto del 4 giugno riconobbe l’Ente Morale Fondazione Cobianchi.

Poi con regio decreto del 21 febbraio 1886 nacque la scuola professionale, che già dal gennaio dello stesso anno elargiva corsi di specializzazione post elementare, totalizzando 18 iscritti diurni e 88 serali.

Oggi l’Istituto d’Istruzione Superiore Lorenzo Cobianchi, con sede a Verbania è il più importante polo formativo di istruzione secondaria di secondo grado della provincia.

Anche il torrente San Giovanni, nell’ultimo tratto parallelo al san Bernardino ebbe un ruolo importante per l’economia di Verbania, poiché utilizzato per il funzionamento delle antiche segherie fino ai primi del Novecento, quando, subentrarono i macchinari elettrici.

Le segherie, esistenti dal XVII secolo lavorarono legno proveniente da Val Grande, Ossola e Svizzera, inizialmente di proprietà dei Borromeo furono poi vendute a privati e confraternite religiose.

Arriviamo al 17 ottobre 1800, quando Napoleone Bonaparte, per agevolare il passaggio dell’artiglieria ordinò all’ingegnere francese Nicolas Céard di trasformare l’allora mulattiera del Sempione in strada carrozzabile, creando così un comodo passaggio tra Verbania e Svizzera.

visitare verbania

Infatti già nel 1808 i fratelli svizzeri Giacomo e Sigismondo Müller aprirono una filatura meccanica in un ex convento nell’attuale Via Ceretti, a Verbania che all’epoca occupava 38 operai, poi tre anni dopo ne aprirono un altro a Pallanza.

Nel 1829 la Muller e figli partecipò all’Esposizione di Torino con sette campioni di cotone filato, ricevendo la medaglia d’argento.

In seguito sorsero altre fabbriche tessili come filature, cartiere, cappellifici, tintorie e nastrifici, infatti a inizio Novecento l’industria tessile di Verbania occupava ben 3.500 operai.

Nel 1927 Intra aggregò i comuni di Trobaso, Arizzano Inferiore e Zoverallo, mentre Pallanza quelli di Fondotoce, Cavandone, Suna e Unchio, poi con Regio decreto n. 702 del 4 aprile del 1939, dalla fusione dei due centri nacque Verbania.

panorama verbania

Arriviamo alla seconda guerra mondiale, quando la provincia di Verbania fu teatro di scontri, rastrellamenti ed eccidi, come quello dell’autunno 1943 quando 57 ebrei furono trucidati dai nazifascisti.

Poco dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 i tedeschi occuparono la zona, poi l’11 settembre sul Lago Maggiore giunse il 1º battaglione della Panzer-Division Waffen SS, stabilendo il comando a Baveno (VB).

Le direttive, oltre a requisire armi e controllare in confini comprendevano anche la messa in sicurezza degli ebrei, così tra il 13 e 14 settembre iniziò il primo rastrellamento a Baveno, dopo il quale di 14 persone prelevate non si seppe più nulla.

Nelle settimane successive, tra le province di Verbania e Novara i tedeschi eseguirono rastrellamenti in cerca di ebrei e, alla fine le vittime accertate furono 57, tra cui zio e cugino di Primo Levi.

Tra esse vi furono anche Ettore Rovazza e la sua famiglia, un banchiere di religione ebraica che, con altre camice nere partecipò alla marcia su Roma, poi dopo le leggi razziali del 1938 dovette cedere la banca e lasciare il partito fascista.

ettore rovazza

Ad inizio ottobre 1943 fu arrestato a Domodossola il figlio Riccardo Rovazza, le SS lo portarono nelle scuole femminili elementari di Intra, si fecero dire dove fosse la sua famiglia e poi lo uccisero.

Il 9 ottobre un’unità delle SS catturò Ettore Rovazza e famiglia a Gressoney (AO), poi li portarono nella scuola di Intra e gli uccisero negli scantinati.

Nella tragedia emersero episodi di solidarietà e coraggio, come quando i tedeschi chiesero l’elenco degli ebrei di Novara e fu la stessa questura novarese a far trapelare la notizia.

Elena Bachi, dopo la cattura del marito fu indirizzata dal podestà fascista di Orta, Gabriele Galli al vice parroco di Omegna, tale Giuseppe Annichini che le procurò dei documenti falsi facendola passare per sua nipote.

A Stresa, Franca Negri proprietaria dell’Albergo Speranza, quando seppe che i tedeschi chiesero la lista degli ebrei, avvisò sia i suoi clienti che quelli degli altri alberghi, così tutti riuscirono a salvarsi.

Poi vi fu l’eccidio di Fondotoce del 20 giugno 1944, quando con l’avanzata degli angloamericani i tedeschi iniziarono una dura offensiva contro i partigiani del nord Italia.

A inizio giugno nella Val Grande furono catturati diversi partigiani, specialmente della formazione Valdossola, poi trasferiti presso i comandi tedeschi di Malesco e Intra.

Il 20 giugno 46 partigiani furono costretti a sfilare sul lungolago di Pallanza, con un cartello che riportava la scritta: sono questi i liberatori d’Italia oppure sono i banditi?

Tre vennero graziati, mentre gli atri 43 furono fucilati nei pressi del canale che collega il Lago maggiore con quello di Mergozzo; uno di loro, Carlo Suzzi rimase solo ferito e si salvò fingendosi morto, poi fu ritrovato e curato dalla gente del posto.

Sul luogo dell’eccidio sorge il Parco della Resistenza e della Pace, di circa 16.000 metri quadrati, realizzato tra il 1962 e il 1964 dall’architetto varesino Alessandro Minali.

Nel dopoguerra vi fu un forte sviluppo industriale, infatti Pallanza fu anche sede dello stabilimento chimico Rhodiatoce, fondata nel 1928 con la partecipazione paritaria della milanese Montecatini.

lungolago verbania

Nel 1972 la Rhodiatoce si fuse con varie aziende della Montedison, poi la crisi del settore portò alla chiusura dello stabilimento di Pallanza nel 1983.

Nel 1989 il gruppo Mossi & Ghisolfi di Tortona (AL) acquisì lo stabilimento riconvertendo le linee produttive, fondando così la Acetati S.p.A. specializzata nella produzione di acetato di cellulosa.

Poi nel 1992 nacque la provincia del Verbano-Cusio-Ossola, conosciuta anche come provincia azzurra, scorporando 77 comuni da quella di Novara.

Oggi l’economia del territorio, oltre al settore industriale comprende sia agricoltura che allevamento, poi negli ultimi anni, come in tutto il Piemonte c’è stato un forte incremento del turismo.

Cosa visitare a Verbania

Come vediamo a breve il territorio di Verbania è ricco di storia, arte e cultura, oltre ad un incantevole patrimonio naturalistico.

Uno dei monumenti più famosi di Verbania è l’elegante Basilica di San Vittore del XVII secolo, ricca di decorazioni ed opere d’arte, sorge nel centro storico di Intra dove già nel V secolo esisteva un’antica chiesa cristiana.

basilica san vittore

Poi l’Oratorio di San Remigio dell’XI secolo, in cima al promontorio della Castagnola, la chiesa omonima fu citata per la prima volta in una bolla del 1132 di Papa Innocenzo II.

La chiesa fu abbandonata da metà Trecento, poi nel XVI secolo vi dimorò l’eremita Gerolamo Appiani che, oltre ad operare diversi restauri realizzò sia il portico che la sacrestia, come ricorda una lapide del 1591.

La chiesa di Madonna di Campagna, realizzata in stile rinascimentale tra il 1519 e il 1527 dall’architetto svizzero Giovanni Beretta e quella di san Giuseppe, dove già dal 1023 sorgeva un’antica chiesetta dedicata a Santa Caterina, poi demolita nel 1724 per erigere quella attuale.

La chiesa di San Leonardo sorge su un vecchio ortatorio per i signori Barbavara, la prima pietra fu posata nel 1535 su progetto di Giovanni Beretta, poi completata nel 1590.

chiesa santo stefano verbania

L’affascinante chiesa di Santo Stefano del XII secolo, poi parzialmente rifatta nel Seicento conserva l’Ara delle Matrone, un cippo romano in marmo risalente alla metà del I secolo.

Come testimonia l’epigrafe, l’ara fu dedicata da Tiberio Claudio Narciso, uno schiavo liberato all’imperatore Gaio Giulio Cesare Augusto Germanico, noto come Caligola.

Sull’ara sono raffigurati un sacrificio sacerdotale e danze rituali in onore delle matrone, dee della fertilità e fu realizzata in marmo di Candoglia, lo stesso che 13 secoli dopo fu utilizzato nel Duomo di Milano.

Edifici Storici

Palazzo Vignani Dugnani di Verbania fu realizzato in stile barocco nel XVI secolo, prende il nome dall’ultima proprietaria, ovvero Teresa Viani, moglie del marchese Giulio Dugnani di Milano e dal 1914 ospita il Museo del Paesaggio.

Nel 1850 fu sede di diversi incontri culturali a cui parteciparono personaggi come gli scrittori e poeti milanesi Alessandro Manzoni e Giovanni Berchet ed il filologo napoletano Ruggiero Bianchi.

L’ottocentesca Villa Giulia, realizzata tra il 1878 e il 1882 dall’architetto Giuseppe Piovano ospita uno splendido giardino che si affaccia sul lago, oggi è sede di mostre e convegni.

Villa Rusconi-Clerici di fine Ottocento, dimora dell’ungherese István Türr, all’epoca famoso per la sua partecipazione sia nei Cacciatori delle Alpi che nella spedizione dei Mille.

verbania

villa Rusconi Clerici – CC BY-SA 3.0

I Cacciatori delle Alpi, volontari agli ordini di Giuseppe Garibaldi, durante la seconda guerra di indipendenza italiana combatterono in Lombardia contro gli austriaci.

Nella villa si riunirono personaggi come il generale Luigi Cadorna, di Pallanza, l’ammiraglio messinese Luigi Rizzo ed i pittori di Intra Daniele Ranzoni e Paolo Troubetzkoy.

Villa Maioni, affacciata sul Lago Maggiore fu realizzata nel 1925 dall’architetto Giuseppe Baroggi per l’industriale locale Pietro Maioni, dal 1981 è sede della biblioteca comunale intitolata al filosofo e letterario di Intra Pietro Ceretti.

Villa San Remigio, in stile barocco lombardo fu realizzata nel 1898 dall’ingegnere di Pallanza Pompeo Azari, il quale fu anche sindaco della cittadina.

La villa ospitò personaggi come il poeta pescarese Gabriele d’Annunzio, lo scrittore tedesco Richard Voss, il compositore austriaco Hugo Wolf, il pianista toscano Ferruccio Busoni e la poetessa tedesca Isolde Kurz.

Musei

Il Museo del Paesaggio di Verbania, fondato nel 1909 a Pallanza dall’insegnante e storico novarese Antonio Massara ospita sezioni dedicate a pittura, scultura, fotografia e archeologia.

La sezione archeologica, distaccata presso il municipio di Ornavasso, circa 10 km da Verbania conserva i reperti dell’archeologo di Domodossola Enrico Bianchetti.

Nel settembre 1890, durante i lavori sulla ferrovia Domodossola-Novara emersero i primi reperti delle tombe dei Leponzi, antichissima popolazione che dimorò nell’attuale provincia di Verbania.

Ernico Bianchetti, all’epoca Consigliere Provinciale per il Mandamento di Ornavasso ne curò il recupero, dando inizio agli scavi che riportarono alla luce la necropoli di San Bernardo.

La Casa della Resistenza di Verbania, inaugurata nel 1996 sorge nel luogo dove il 20 giugno 1944 vennero fucilati 43 partigiani, nell’attuale Parco della Memoria e della Pace.

Il parco, di circa 16.000 metri quadrati, nella frazione Fondotoce fu realizzato tra il 1962 e 1964 dall’architetto varesino Alessandro Minali, sul muro sono incisi i nomi degli oltre 1.200 partigiani caduti nelle province di Verbania e Novara.

casa della resistenza verbania

Casa della Resistenza – CC BY-SA 4.0

A lato del muro una lapide riporta i nomi degli ebrei trucidati nell’autunno 1943, evento conosciuto come l’Eccidio del Lago Maggiore.

Parchi e riverse naturali di Verbania

Gli incantevoli Giardini Botanici di Villa Taranto si trovano a Pallanza, la proprietà fu acquistata dal capitano scozzese Neil Boyd McEacharn, appassionato di botanica.

Nel 1931 McEacharn, a seguito di un’inserzione sul Times acquistò la proprietà dalla marchesa di sant’Elia e, oltre a ristrutturare gli edifici ripopolò i giardini con semi e piante di ogni parte del mondo.

giardino botanico villa taranto

Terminata la ristrutturazione il capitano battezzò il sito Villa Taranto, in memoria del suo antenato francese, il generale Étienne Jacques Joseph Alexandre Macdonald, che ricevette il titolo di Duca di Taranto da Napoleone Bonaparte.

In seguito McEacharn donò Villa Taranto allo Stato Italiano, mantenendone l’uso frutto e vincolando la donazione a scopi culturali, didattici e scientifici nel campo botanico.

Oggi gli splendidi giardini di Villa Taranto ospitano un’immensa varietà di piante e specie di interesse botanico.

La zona di Verbania è anche ricca di aree naturali, come il parco nazionale della Val Grande, di 17.021 ettari e istituito nel 1992, seppur in buona parte selvaggio ospita diversi alpeggi stagionali e alcuni piccoli centri abitati.

Il parco comprende anche la Riserva naturale Val Grande, di 973 ettari e quella del Monte Mottac di 2.410 ettari, entrambe istituite nel 1971.

Infine la riserva naturale speciale di Fondo Toce, instituita nel 1990 sul versante nord occidentale del Lago Maggiore, ha una superficie di circa 360,90 ettari e dal 2018 è compresa nel territorio riconosciuto dall’UNESCO come Riserva della Biosfera Ticino Val Grande Verbano.

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