Novara, capoluogo dell’omonima provincia piemontese ha una storia molto antica, è ricca di arte e cultura e, insieme a Vercelli è considerata la capitale europea della risicoltura.
Novara sorge in un luogo strategico, poiché crocevia commerciale tra Torino, Milano, Liguria e Svizzera, infatti nel corso dei secoli è stata influenzata da diverse culture.
Storia di Novara
Secondo diverse teorie Novara fu fondata dai Liguri, l’etnia che in epoca preromana occupava l’attuale Liguria, Piemonte, parte delle Alpi marittime e della Toscana.
Intorno al 400 a. C. giunsero i Vertamocori, un popolo celtico che lo scrittore e filosofo romano Gaio Plinio Secondo, ovvero Plinio il Vecchio indicò come fondatori di Novara nel suo terzo libro Naturalis Historia, un antico trattato naturalistico in forma enciclopedica.

Con l’occupazione romana del 196 a. C. l’insediamento fu chiamato Novaria, poi dotato di mura lunghe oltre 2 km con 4 porte dalle quali partivano le strade che collegavano a Genova, Vercelli, Tortona e Milano.
Nel 49 a. C. Giulio Cesare conferì a Novara la cittadinanza romana e grazie alla sua posizione strategica, iniziò a sviluppare sia economia che commerci.
Infatti all’epoca da Novara passava la Via delle Gallie, realizzata dall’imperatore Ottaviano Augusto per collegare la Pianura Padana con la Gallia, inoltre dalla città partiva la via Novaria-Comum che raggiugeva l’attuale Como passando per Sibrium, oggi comune di Castelseprio, in provincia di Varese.
La prima comunità cristiana di Novara risale al 356, come testimonia una lettera di Sant’Eusebio, patrono sia di Vercelli che del Piemonte, mentre il primo vescovo della città è considerato San Gaudenzio, patrono del capoluogo novarese.
Nel 386 Novara venne distrutta Magno Massimo, poiché aveva patteggiato con il rivale Flavio Valentiniano, poi fu ricostruita da Flavio Teodosio Augusto, imperatore romano dal 379 al 395.
Nel 405 la città venne saccheggiata dal condottiero tedesco Radagaiso, quando a capo di diverse tribù germaniche invase l’Italia, poi fu sconfitto dai romani intorno al 406 nella battaglia delle Fiesole, attuale Firenze.

Nei primi decenni del 400 Novara fu occupata dai Bizantini, popolazione di cultura prevalentemente greca che, dopo la morte dell’imperatore Teodosio si separò dall’impero romano d’Occidente, di cultura quasi esclusivamente latina.
Verso metà del secolo i Bizantini furono sconfitti dai Goti, il vescovo della città fuggì e Novara iniziò a spopolarsi.
Nel 569 giunsero i Longobardi che non si stabilirono in città, bensì nel territorio, poi a metà 700 con l’arrivo dei Franchi di Carlo Magno il territorio venne diviso in comitati e Novara fu inclusa in quello di Pombia, oggi comune della provincia novarese.
Dai ranghi dei nobili franchi nacquero i primi vescovi cittadini, spesso governando con equità e sapienza, poi intorno all’anno 1000 nell’Italia settentrionale iniziò l’epoca comunale.
Ovvero un periodo del medioevo caratterizzato dal governo locale dei comuni che tutelava gli interessi della città, spesso in contrapposizione con quelli del sovrano o dei nobili.
Nel 1.100 un gruppo di cittadini cacciò il vescovo di Novara, molto vicino all’imperatore Enrico V di Francia che, vedendolo come atto di ribellione assediò Novara, incendiandola e distruggendo parte delle mura.

Negli anni successivi i novaresi ricostruirono torri e fortificazioni, poi Enrico V riconfermò il vescovo assegnandogli le mura mentre le torri andarono ai cittadini, inoltre l’imperatore riconobbe al comune il diritto di amministrare e riscuotere tributi.
All’epoca il Comune di Novara era governato da Consoli eletti dall’assemblea dei capifamiglia, poi quando non riuscivano a mettersi d’accordo si avvalevano di un Podestà esterno, all’epoca il più alto titolo nella carica civile comunale.
Infatti quando nel XIII secolo Novara divenne teatro di lotte interne tra le due famiglie più influenti, i Sanguinei ed i Rotonda, fu scelto come Podestà Martino della Torre, guida carismatica in grado di mettere a tacere anche i cittadini più importanti.
Nel 1154 l’imperatore Federico Barbarossa scese in Italia settentrionale per attaccare Milano, celebrando il Natale a Novara poiché ospite dell’allora vescovo Guglielmo Tornielli, suo alleato.
Tuttavia gli scenari mutarono e il vescovo trattò segretamente con i milanesi, poi nella battaglia di Legnano del 1176 circa trecento tra vercellesi e novaresi contribuirono alla vittoria della Lega Lombarda su Federico Barbarossa, mettendo fine alle sue mire sui comuni dell’Italia settentrionale.
Le Lega Lombarda fu un’alleanza militare costituita da diversi comuni dell’Italia settentrionale per contrastare Federico Barbarossa, nel suo tentativo di restaurare l’influenza imperiale sul territorio.

Nonostante il benessere economico, i continui contrasti interni portarono Novara a subire il potere dei milanesi, passando poi sotto la protezione dei Visconti ed annessa al Ducato di Milano.
Intorno al 1361 la provincia novarese fu devastata da mercenari inglesi guidati dal capitano di ventura tedesco Alberto Sterz che, secondo le cronache saccheggiarono oltre 50 villaggi, poi furono sconfitti dal luogotenente Luchino Dal Verme, al soldo dei Visconti.
Nel 1448, con l’estinzione dei Visconti Novara passò agli Sforza, in perenne lotta con la Francia, infatti nel 1500 un’armata francese mosse verso il Ducato di Milano.
Tuttavia i mercenari svizzeri di Ludovico Sforza si rifiutarono di combattere contro i loro compatrioti arruolati nelle truppe francesi, così i milanesi ripiegarono verso Novara che nell’aprile dello stesso anno cadde in mano francese.
Nel 1512 Massimiliano Sforza, figlio di Ludovico riconquistò Novara, poi l’anno successivo Re luigi XII di Francia assediò nuovamente la città, tuttavia fu sconfitto il 6 giugno 1513 nella battaglia di Novara.

Con l’occupazione spagnola e la guerra con la Francia la città visse periodi difficili, e la ripresa economica si basò sulla coltivazione di gran turco e le prime risicolture.
Nel 1629 ci furono i primi casi di peste, le autorità fecero sorvegliare il passaggio verso le Alpi e imposero ai sospetti contagiati di riunirsi in un lazzaretto, sotto stretta sorveglianza.
Nonostante le misure preventive la peste si diffuse a macchia d’olio e, complice la carestia dei due anni precedenti, nel 1630 esplose mietendo vittime in ogni ceto sociale.
Ad agosto fu chiuso il borgo commerciale di Sant’Agabio, invece Borgomanero serrò le 4 porte della città registrando solo 20 decessi, mentre nei borghi Trecate, Boca e Oleggio il contro delle vittime fu molto pesante, poi nel 1632 la peste fu dichiarata estinta.
Durante la guerra di successione spagnola la città fu occupata dalle truppe di Vittorio Amedeo II di Savoia, protagonista del famoso assedio di Torino del 1706 quando i piemontesi sconfissero i francesi.
Nel 1729 Francia, Spagna, Inghilterra e Regno di Sardegna si unirono contro l’Austria e nel 1733 4 Carlo Emanuele IIII di Savoia occupò la Lombardia.

Novara fu prima assediata dalle truppe franco-piemontesi, poi passò al Regno sabaudo, poiché il fiume Ticino delineò il nuovo confine con gli stati asburgici.
Durante il dominio sabaudo Novara crebbe sia sotto il profilo economico che artistico, inoltre furono varate diverse riforme, come la ripresa del catasto, attivato anni prima negli uffici milanesi.
In campo giudiziario vennero inseriti i nuovi giudici locali facenti capo alla Prefettura, poi soppiantati nel 1778 dal consiglio di giustizia, mentre in ambito militare fu istituito il reggimento Provinciale Novara.
In merito all’istruzione, Vittorio Amedeo II concentrò la direzione delle scuole nell’Università di Torino, togliendo ai Gesuiti la gestione degli istituti, poiché per anni ne avevano conservato il monopolio.

Verso fine Settecento l’eco della Rivoluzione francese raggiunse anche il novarese, infatti nel 1789 i consiglieri della città chiesero a Torino di aumentare i soldati di stanza a Novara, formalmente per controllare la delinquenza della zona.
Nel maggio 1800 Napoleone Bonaparte entrò in città, il Piemonte dalla sinistra del fiume Sesia fu annesso alla Francia, mentre Novara divenne capoluogo del dipartimento dell’Agogna.
Il dipartimento fu annesso alla Repubblica Cisalpina il 7 settembre 1800, comprendeva le attuali province di Novara, Verbano-Cusio-Ossola e in parte quelle di Vercelli e Pavia, poi con la caduta di Napoleone ed il Congresso di Vienna del 1815, i territori tornarono ai Savoia.
Durante il Risorgimento l’episodio più famoso è la battaglia della Bicocca, che prende il nome dall’omonimo sobborgo di Novara, quando l’esercito imperiale austriaco del maresciallo Josef Radetzky sconfisse quello piemontese.

Dopo la sconfitta sabauda nella battaglia di Mortara del 22 marzo 1849, i piemontesi ripiegarono verso Novara dove, a causa di indecisione ed errori di comando il maresciallo Radetzky riuscì a concentrarvi tutte le forze, attaccando la città il 23 marzo e costringendo i piemontesi alla resa.
La stessa notte Re Carlo Alberto, presente sul campo di battaglia abdicò a favore del figlio Vittorio Emanuele II, che il 14 marzo concluse un armistizio con il maresciallo Radetzky.
Ogni anno la città di Novara celebra la rievocazione storica della battaglia della Bicocca.
Nel 1859 Novara vide il passaggio di Vittorio Emanuele II e Napoleone III, prima della battaglia di Magenta, combattuta nell’omonima località lombarda il 4 giugno 1859 tra l’impero austriaco e la Francia, con la partecipazione di alcune unità sabaude.
Fu una delle due grandi battaglie, insieme a quella di Solferino del 24 giugno 1859 che portò alla liberazione di Milano, evento importante per il processo di unificazione italiana.

Arriviamo alla Prima Guerra Mondiale, quando lo storico reggimento novarese dei Lancieri a Cavallo, nel novembre 1915 costituì due compagnie di mitraglieri impegnati sul Montello e sul Monte Cucco.
Poi per tutto il 1916 i soldati novaresi combatterono in varie parti del Carso, inoltre insieme ai genovesi affrontarono gli austriaci a Pozzuolo del Friuli.
Nel secondo conflitto mondiale il novarese fu teatro di attacchi nemici, razionamento dei viveri, rappresaglie ed eccidi, come quello di Vignale e la strage di Novara dell’ottobre 1944.
Il 14 ottobre 1944 il reparto speciale della polizia novarese, detta la squadraccia, guidato dal tenente Vincenzo Martino subì un’imboscata partigiana nella quale morirono 6 fascisti.
Martino tornò a Novara e con il questore prelevarono il detenuto Mario Soldà, lo portarono sul luogo dello scontro, presso Castelletto Momo e lo fecero impiccare con altri tre prigionieri di Borgomanero.
Nel pomeriggio Martino prelevò altri tre partigiani dal carcere di Novara, facendoli fucilare in piazza Crispi, poi verso sera prese altri 4 partigiani che subirono la stessa sorte in piazza Cavour.
Martino ordinò che i corpi fossero lasciati nelle piazze, poi nella notte qualcuno coprì i cadaveri di piazza Cavour con una bandiera italiana, oggi conservata presso l’Istituto storico della Resistenza Piero Fornara di Novara.
Nel dopoguerra Novara ha sfruttato la sua posizione strategica, infatti la vicinanza sia storica che geografica con Milano ne ha influenzato l’economia.

Dagli anni ’70 Novara ha sviluppato il settore logistico, sempre più centrale per l’economia del territorio, attirando diversi brand come Amazon, Mulino Bianco, San Carlo e Novamont.
Un altro cardine dell’economia è la risicoltura, infatti il 50% della produzione europea di riso proviene dall’Italia, di questa oltre la metà viene dalle province di Vercelli e Novara, mentre negli ultimi anni è i forte ascesa il turismo, come il tutto il Piemonte.
Cosa visitare a Novara
Novara è ricchissima di storia, arte e cultura, il monumento più famoso è la maestosa Basilica di San Gaudenzio, presso cui operò anche l’architetto novarese Alessandro Antonelli, a cui si deve la famosa Mole Antonelliana di Torino.
La Basilica di San Gaudenzio, in stile barocco italiano fu realizzata dal 1557 dall’architetto comasco Pellegrino Pellegrini, poi il romano Benedetto Alfieri si occupò del campanile, mentre Alessandro Antonelli realizzò l’imponente cupola alta 121 metri.

Poi lo splendido Duomo di Novara in stile neoclassico, ovvero la Cattedrale di Santia Maria Assunta, anch’essa progettata da Alessandro Antonelli tra il 1857 e il 1859 e ricca di opere d’arte.
Il Battistero del Duomo è l’edificio esistente più antico di Novara, è dedicato a San Giovanni Battista e la sua fondazione risale all’inizio del V secolo su una precedente costruzione romana, come testimoniano i reperti emersi sotto il livello del pavimento.

L’abbazia di San Nazzaro della Costa, costituta da chiesa e convento dei cappuccini, le prime notizie risalgono al 1124 ed è ricca di decorazioni e opere d’arte.
A fianco della chiesa si trova il Museo storico novarese Aldo Rossini, inaugurato nel 1965 per conservare la memoria dei combattenti novaresi.
L’elegante chiesa barocca di San Marco, realizzata nel Seicento dall’architetto milanese Lorenzo Binago, al suo interno possiamo ammirare opere di artisti come Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, il varesino Daniele Crespi e il bolognese Giulio Cesare Procaccini.

La chiesa di Sant’Eufemia, in stile barocco realizzata tra il 1666 e il 1698 dall’architetto Pellegrino Pellegrini e quella del Carmine, parzialmente ricostruita nel 1763 su progetto del torinese Luigi Barberis.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie, che conserva pregevoli pitture del XV secolo e quella di San Pietro al Rosario, nella quale possiamo ammirare la statua quattrocentesca della Madonna del Latte e il ciclo di affreschi sulla vita di San Pietro.
Edifici storici
Il Castello Visconteo – Sforza, nel cuore del centro storico, modificato nel corso dei secoli e adattato a carcere nel periodo napoleonico e Palazzo Natta del XVI secolo, ingrandito nell’Ottocento e oggi sede sia della Prefettura che della Provincia di Novara.
Il Palazzo del Mercato, edificato tra il 1817 e il 1844 su progetto dell’architetto novarese Luigi Orelli per ospitare sia il mercato che la sala contrattazione merci.
L’elegante Teatro Coccia, realizzato tra il 1866 e il 1888 dall’architetto calabrese Giuseppe Oliverio, poi inaugurato il 22 dicembre 1888 con l’opera Gli Ugonotti del compositore tedesco Giacomo Meyerbeer e diretto dal celebre direttore d’orchestra parmense Arturo Toscanini.
La Barriera Albertina, una barriera doganale eretta tra il 1836-37 dall’ingegnere novarese Antonio Agnelli, oggi ospita mostre a carattere sociale, artistico e culturale.
Casa della Porta, edificio medievale del XIV-XV secolo, poi acquistato dal cardinale novarese Ardicino della Porta che lo fece ampliare per sua residenza, infine restaurato tra il 1920 e il 1930 dall’architetto pavese Carlo Nigra.

Il Broletto di Novara, a pochi passi dal Duomo, un affascinante complesso medievale caratterizzato da 4 edifici realizzati in epoche diverse.
Casa Quaroni, palazzina in stile liberty di inizio Novecento e l’elegante Casa Bossi di metà Ottocento, realizzata dall’architetto novarese Alessandro Antonelli.
Musei
Il Museo di storia naturale Faraggiana Ferrandi, secondo in Piemonte dopo quello di Torino, si trova nell’omonimo palazzo dell’Ottocento e ospita diverse collezioni.
I Musei del duomo custodiscono opere provenienti sia dalla cattedrale di Novara che da altre chiese del territorio, oltre a reperti archeologici, sculture e manoscritti.
I musei del duomo ospitano anche la collezione numismatica di circa 200 monete che vanno dall’età classica a quella rinascimentale e moderna, giunta a noi grazie all’archivista e storico novarese don Carlo Francesco Frasconi.
La Galleria d’Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni, all’interno del Broletto, che raccoglie oltre 800 opere pittoriche italiane dal XIX al XX secolo.
Il Museo del Risorgimento di Novara, nato nel 1994 grazie all’associazione Amici del Parco Battaglia, ospita una mostra permanente di cimeli e oggetti legati alla risorgimento novarese.