Breve storia di Vercelli: luoghi da visitare, edifici storici e musei

Vercelli è il capoluogo dell’omonima provincia piemontese, l’intera zona è circondata da pianure ricche di canali, corsi d’acqua e risaie, infatti è conosciuta come la capitale europea del riso.

Vercelli ha una storia molto antica, nel V secolo fu la prima diocesi oltre che centro di propagazione del cristianesimo, nel medioevo divenne libero comune e nei secoli successivi visse diversi diversi periodi di splendore.

Storia di Vercelli

Secondo alcuni i primi insediamenti della zona risalgono ai Liguri al 2.000 a.C. mentre i celti giunsero 1.500 anni dopo, poi arrivarono i Libui dalla Francia meridionale ed i romani nel 222 a. C., gli stessi che nel 49 a.C svilupparono il primo municipio.

Secondo altri Vercelli fu fondata dalla tribù celtica dei Libici intorno al VI secolo a. C. su un precedente insediamento ligure di Salluvi, altri ancora l’associano all’antico termine Wehr-Celt, ovvero Rocca dei celti e che ricondurrebbe ai Galli.

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L’antico insediamento sorgeva lungo un importante asse viario, così venne attaccato dai Romani che nel 101 a. C. nella cosiddetta Battaglia di Vercelli annientarono definitivamente le tribù germaniche occupanti.

Nel 49 a. C. gli abitanti di Vercellae ottennero la cittadinanza romana e furono realizzate strade, teatro, acquedotto e bagni pubblici.

Nel I secolo d. C. Vercelli sviluppò una forte economia agricola, le fertili pianure ricche di boschi e pascoli favorirono gli allevamenti ed il conseguente benessere permetteva di acquistare merci transitanti lungo le diverse strade, di cui la città era centro nevralgico.

Tra i secoli I e II d. C. la il borgo visse un periodo di espansione, poi nei due secoli successivi perse d’importanza conseguentemente al declino dell’Impero Romano.

Nel 313 l’imperatore Costantino II portò il cristianesimo a Vercelli e il primo vescovo cittadino fu sant’Eusebio nel 345, in seguito patrono sia della città che del Piemonte.

Dal VI all’VIII secolo Vercelli fu dominata dai Longobardi, poi con l’arrivo dei Franchi iniziò a prendere forma l’autorità vescovile. 

piazza cavour vercelli

Infatti tra il IX e l’XI secolo Vercelli fu amministrata dai vescovi che, grazie alla loro attività culturale e politica portarono sia benessere economico che il fiorire di arte e cultura.

Il potere vescovile iniziò a scemare nei secoli XII e XIII con la progressiva affermazione del Libero Comune, il cui primo documento risale al 1141.

Nel 1168 Vercelli si unì alla Lega Lombarda, un’alleanza militare di diversi comuni nata per proteggersi dall’espansione del Sacro Romano Impero verso i comuni dell’Italia Settentrionale, culminando poi nella Battaglia di Legnano del 29 maggio 1176 e la sconfitta dell’imperatore Federico Barbarossa.

Nel XIII secolo, in pieno regime comunale Vercelli visse il periodo più prospero della sua storia, infatti la giurisdizione controllava i territori compresi tra le Alpi ed i fiumi Po, Dora Baltea e Sesia.

Nel 1219 iniziò il cantiere della Basilica di Sant’Andrea per volere dell’allora cardinale Guala Bicheri, nel 1228 fu istituito lo Stadium, la prima università del Piemonte, mentre nel 1243 Vercelli fu la prima città ad abolire la servitù della gleba, una figura giuridica a metà tra schiavo e uomo libero.

basilica san andrea

Poi le lotte tra guelfi e ghibellini arrivarono anche Vercelli, i primi rappresentati dai Bicchieri e dai Tizzoni, i secondi dagli Avogadro, dando il via ad anni di violenze e razzie in cui gli scontri politici diventavano conflitti tra famiglie.

I Tizzoni ressero Vercelli fino al 1335, costruendo torri, palazzi e fortificazioni di campagna, poi passò ai Visconti che, pur portando prosperità allargarono sempre più i domini provocando le reazioni delle signorie vicine.

Nel 1427 i Savoia entrarono a Vercelli grazie al matrimonio tra Filippo Visconti e Maria di Savoia, figlia del duca Amedeo VIII, donando alla città un periodo di forte prosperità.

Nel 1468 fu realizzato il naviglio di Ivrea, sia per collegare Ivrea con Vercelli che per irrigare le campagne, favorendo la diffusione della coltivazione di riso.

Vercelli si arricchì rapidamente diventando uno dei maggiori centri culturali del Piemonte, tuttavia nel Cinquecento il Ducato di Savoia fu travolto dalla guerra tra Francia e Spagna e la città fu occupata dalle truppe spagnole, poi con la pace di Cateau-Cambrésis del 1559 tornò sotto i Savoia.

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Università di Vercelli

Il Seicento fu per Vercelli il secolo peggiore, infatti a causa della sua posizione si trovò nel bel mezzo della guerra di successione del Monferrato, venendo assediata dagli spagnoli dal maggio 1617 fino all’estate del 1618.

Rimasta quasi indenne dalla peste del 1630, la città fu nuovamente assediata dagli spagnoli nel 1638, poi nel 1659 fu riconquistata da Carlo Emanuele II.

Nel 1704, durante la guerra di successione spagnola Vercelli fu assediata dai francesi che distrussero mura e parte della Cittadella, poi dopo l’assedio di Torino del 1706 e il Trattato di Utrecht del 1713, tornò ai Savoia.

Poi Vercelli visse un altro periodo di espansione, furono realizzati palazzi, chiese, teatro, viali e piazze, fiorirono lettere, arti e scienze e crebbe l’economia artigianale.

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Nel 1789 scoppiò la Rivoluzione francese ed i Savoia ruppero le relazioni con la neonata repubblica transalpina, così Napoleone invase il Piemonte prendendo Nizza e la Savoia, giungendo poi a Vercelli nel maggio 1800.

La città divenne capoluogo del Dipartimento della Sesia, furono soppressi gli ordini religiosi e imposta la lingua francese, nel contempo fiorì un discreto commercio e nacquero diversi periodici.

Con la sconfitta di Napoleone e la conseguente Restaurazione, nel 1814 la città tornò ai Savoia, tuttavia parte della popolazione non fu d’accordo e scoppiarono disordini.

Vercelli partecipò anche ai moti liberali di inizio Ottocento, ovvero insurrezioni contri i regimi assolutisti dell’epoca scoppiati prima in Sicilia nel giugno 1820, il mese successivo a Napoli e nel 1821 in Piemonte.

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piazza Cavour

In realtà nel meridione si combatté per una Costituzione e per l’indipendenza dalla dominazione straniera, mentre in Piemonte veniva chiesto al re di unificare l’Italia.

Poi con l’avvenuta Unità d’Italia i vercellesi si appassionarono alla politica, nacquero giornali a sostegno del le relative battaglie, soprattutto contro il clero e nel contempo, grazie all’istruzione pubblica Vercelli vantò una percentuale di analfabeti parecchio inferiore alla media nazionale.

Infatti nacque l’istituto tecnico, le scuole di disegno e musica, il liceo ginnasio, la scuola femminile e la biblioteca civica, mentre le stagioni teatrali divennero occasioni per incontri e dibattiti.

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L’avvento delle prime industrie cambiò l’assetto sociale, nacquero le organizzazioni operaie e scoppiarono anche i primi scioperi, mentre ad inizio Novecento la lotta si spostò verso la riduzione dell’orario lavorativo, compreso per le mondine.

Le mondine, dal verbo mondare, ovvero pulire, toglievano le erbacce infestanti dalle risaie durante il periodo di allagamento dei campi, quindi da fine aprile a inizio giugno ed era un lavoro riservato alle classi sociali più basse.

Le mondine, molto diffuse nell’Italia settentrionale dell’epoca passavano giornate intere con l’acqua fino alle ginocchia e la schiena curva.

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Arriviamo alla seconda guerra mondiale quando il vercellese fu teatro di violentissimi scontri ed eccidi, come quello di Santhià fra il 29 e il 30 aprile 1945 e quello nell’ex ospedale psichiatrico di Vercelli, tra il 12 e 13 maggio dello stesso anno.

Dopo la guerra, la lenta ricostruzione fu possibile soprattutto grazie a piccoli imprenditori locali, tuttavia il piano urbanistico essendo privo di programmazione adeguata portò a snaturamenti del centro storico.

Negli anni 50’ ripartì l’economia agricola, tuttavia la meccanizzazione diminuì i posti di lavoro, inoltre la crisi del tessile porto diverse industrie alla chiusura, spingendo molti vercellesi a pendolare verso Torino o Milano.

Invece la risicoltura resisti, ancora oggi fattore trainante dell’economia vercellese, infatti il 50% della produzione europea di riso avviene in Italia e di questa, oltre metà proviene dalle zone di Vercelli e Novara.

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Inoltre cresce il turismo, sia in città che in provincia grazie al grande patrimonio naturale, artistico, architettonico e museale.

Cosa visitare a Vercelli

Come vediamo a breve, Vercelli ha un ricchissimo patrimonio artistico, culturale e architettonico, come la splendida Basilica di Sant’Andrea, primo monumento gotico in Piemonte realizzata tra il 1219 e il 1227 per volere dell’allora cardinale Guala Bicchieri.

Il duomo di Vercelli, ovvero la Cattedrale di Sant’Eusebio, elevata a basilica minore nel 1834 da Papa Gregorio XVI, poi dichiarata monumento nazionale nel 1940.

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La cattedrale, ricca di opere d’arte è stata realizzata in stile barocco, neoclassico ed eclettico dall’architetto comasco Pellegrino Pellegrini, detto l Tibaldi e dal romano Benedetto Alfieri e sorge vicino al luogo di sepoltura di Sant’Eusebio, patrono sia di Vercelli che del Piemonte.

Poi l’antichissima chiesa di San Giuliano, citata in un documento del 1147 e rimaneggiata nel XVI secolo, anch’essa ricca di affreschi ed opere d’arte.

La chiesa di San Cristoforo, edificata nel 1515 dopo l’abbattimento di una precedente chiesa del XII secolo, al suo interno possiamo ammirare diversi capolavori del pittore vercellese Gaudenzio Ferrari, considerato il maggior esponente della pittura rinascimentale piemontese.

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L’antica chiesa di San Bernardo, eretta tra il 1151 e il 1168, poi ampliata nell’Ottocento e quella di Santa Maria Maggiore in stile barocco e neoclassico, realizzata su progetto dell’architetto messinese Filippo Juvarra.

L’elegante seminario vescovile di fine Cinquecento, nel salone di Sant’Eusebio possiamo ammirare diversi affreschi del pittore pavese Bernardino Lanino, mentre la Biblioteca Diocesana conserva un ricco patrimonio di libri antichi e pergamene.

La sinagoga di fine Ottocento, realizzata dagli architetti vercellesi Giuseppe Locarni e Marco Treves e il Palazzo Arcivescovile, oggi sede del Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli.

Poi la torre Comunale del XII secolo, sulla quale nel 1377 fu installato un orologio, probabilmente il primo in Piemonte e la Torre dell’Angelo in piazza Cavour, uno degli emblemi della città.

Edifici storici di Vercelli

Palazzo Murazzano del Seicento, sorge dove prima c’era l’ospedale medievale di Santa Brigida degli Scoti, che accoglieva i pellegrini in cammino sulla Via Franchigena.

Palazzo Centori risalente al XV secolo e dimora dell’omonima famiglia nobile, dove il pittore torinese Carlo Cussetti restaurò le superfici affrescate, mentre l’architetto pavese Carlo Nigra si occupò della facciata.

Palazzo Montanaro di Viancino, in stile barocco piemontese e risalente al Seicento ed il cinquecentesco Palazzo Bartolomeo di Gattinara in via Camillo Leone.

Palazzo Avogadro fu costruito nel 1781 su progetto dell’architetto torinese Michele Richiardi, presso il quale soggiornarono Carlo Felice di Savoia, Vittorio Emanuele II e Napoleone Bonaparte.

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Il Castello Visconteo, realizzato nel 1290 per volere di Matteo I Visconti divenne poi residenza sabauda, vi morì Amedeo IX di Savoia, amatissimo dal popolo e seppellito nell’omonima cappella del Duomo di Vercelli.

Il castello fu danneggiato durante l’assedio spagnolo del 1638, poi nell’Ottocento fu adattato a carcere, mentre dal 1838 ospita il tribunale.

Vercelli conserva anche l’anfiteatro romano del I-II secolo, in parte demolito a causa dell’urbanizzazione, venuto alla luce nel 1565 durante i lavori di ampliamento della Cittadella voluti da Emanuele Filiberto di Savoia.

Musei di Vercelli

Il Museo del Tesoro del duomo, presso Palazzo Arcivescovile ospita diverse opere d’arte della cattedrale, oltra ad una collezione di reliquiari tre la più importanti del nord Italia.

Il Museo Archeologico Città di Vercelli è stato intitolato al padre barnabita genovese Luigi Bruzza (1813-1882), studioso dell’archeologia locale e racconta l’evoluzione sia della città che del territorio.

Le opere del Museo Francesco Borgogna coprono un arco temporale che va dal XV al XXI secolo, mentre la sua collezione pittorica rappresenta la seconda pinacoteca del Piemonte dopo la Galleria Sabauda di Torino.

Il Museo del Teatro Civico ospita una vasta collezione di costumi, spartiti, manifesti e locandine che raccontano la storia del teatro dagli anni ’50 ad oggi, oltre a numerosi reperti della danza vercellese.

Il Museo Leone conserva reperti archeologici, mobilio, armi, cimeli, arti decorative e una pregiata raccolta di libri antichi, fu inaugurato nel 1910 per volontà testamentaria nel notaio Camillo Leone, profondo conoscitore della storia di Vercelli.

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