Il lago di Viverone, il terzo più grande del Piemonte dopo il Maggiore e l’Orta si è formato durante l’ultima glaciazione e prende il nome dall’omonimo comune biellese a cui in prevalenza appartiene.
Il lago di Viverone, a 230 metri sul livello del mare è poco lontano da Ivrea, Santhià (VC) e Biella, di forma quasi ellittica ha una superficie di 5,72 km², è lungo 3.470 metri con una profondità massima di 50.
Caratteristiche e attrazioni del lago di Viverone
Il perimetro totale di 13,06 km non è totalmente percorribile, infatti la parte sud-occidentale, molto selvaggia è il luogo ideale per gli amanti della natura incontaminata e per il birdwatching, ovvero l’osservazione degli uccelli.

Il primo nome del lago ha origine da un antico presidio monastico benedettino del IX secolo, dedicato a San Martino, poi cambiò nome più volte in Roppolo, Azeglio e infine lago di Viverone.
Il bacino, alimentato da acque sotterranee e da alcuni piccoli emissari, oltre ad essere una risorsa turistica è anche un importante sito archeologico di reperti preistorici, risalenti all’Età del Bronzo.
La fauna è molto ricca, infatti il lago di Viverone è anche zona di nidificazione e sosta di numerose specie di uccelli, anche vulnerabili o minacciate e, per alcune di esse è il maggior sito di svernamento del Piemonte.
Mentre la parte sud-occidentale è selvaggia, quella settentrionale e orientale offre bar, ristoranti, alberghi, camping e spiagge, la stessa dove a dicembre si tiene il caratteristico mercatino di Natale.
Sul lago di Viverone è possibile noleggiare vele, canoe e pedalò, praticare attività sportive acquatiche, fare escursioni a piedi o in bicicletta, godersi la gita in battello alla scoperta della sua fauna.
Inoltre è luogo ideale per giorni romantici, degustando l’aperitivo in battello, visitando i vicini borghi, castelli e cantine, oppure passeggiare sul lungo lago ammirando i suoi splendidi tramonti dorati che abbracciano le maestose Alpi innevate.

Per chi pratica picnic il lago di Viverone offre diverse aree attrezzate, mentre gli amanti della degustazione possono assaggiare gli ottimi vini prodotti sulle colline circostanti, punteggiate da trattorie, cantine e agriturismo.
Infine, poco lontano dal Lago di Viverone troviamo i castelli di Masino e Agliè, entrambi visitabili, mentre a pochi minuti di macchina si raggiunge l’affasciante Castello Roppolo, nell’omonimo comune biellese, che offre una splendida vista sul lago.
Sito archeologico
Diversi bacini lacustri del Canavese hanno conservato materiale archeologico, il lago di Viverone è una delle realtà più interessanti, infatti dal 2011 è nell’elenco del patrimonio dell’umanità UNESCO.
Le prime indagini furono eseguite tra il 1965 e il 1979 per merito di Guido Giolitto, ispettore onorario per l’archeologia subacquea del Lago di Viverone, poi la Soprintendenza archeologica del Piemonte avviò il primo cantiere.

Nel 1996 fu individuato un campo di pali in località Cascina Nuova (frazione Masseria), poi furono scoperti altri siti come S. Antonio ed Emissario, nella parte occidentale del lago di Viverone.
I primi due presentano circa 100 pali ciascuno, presumendo dalle quattro alle dieci capanne, mentre il terzo è composto da migliaia di pali, ipotizzando un’area di circa 5.000 metri quadrati ed una popolazione intorno alle 1.000 unità.
Attraverso diverse analisi sì è compreso sia lo sfruttamento delle risorse che la struttura dell’antico abitato, con una doppia fila di pali più o meno perpendicolari alla costa, che fungevano da passerella per la terraferma.
Si presume che l’espansione demografica raggiunse anche il vicino lago di Bertignano e, se è evidente la scarsa presenza durante l’età del ferro, è altrettanto chiara la successiva presenza romana.

Il materiale ritrovato indica l’influenza che ebbe la civiltà di Viverone, poiché alcune caratteristiche dei reperti sono riscontrate in altre zone del Piemonte come Pinerolese, Valle di Susa e Vercellese, testimoniandone i fiorenti contatti commerciali.
Tra gi oggetti metallici ritrovati nel lago di Viverone figurano un rasoio quadrangolare, pugnali, asce, spade, spilloni per acconciature e fusaiole in terracotta, spesso decorate.
Alcuni materiali sono custoditi presso il Centro di Documentazione del Lago di Viverone, il Museo di Antichità di Torino ed il Museo del Territorio Biellese.
Leggende del lago di Viverone
Il lago di Viverone è teatro di diverse leggende, che vanno dai classici fantasmi all’amore perduto, fino al paese sommerso dalle acque; una delle più famose è legata al Castello di Roppolo.
Dove sorge il castello di Roppolo nel III secolo d. C. vi era già una fortificazione, poi usata come basamento per erigere l’edificio che, appartenuto a nobili locali, nel 1225 passò alla famiglia vercellese dei conti Birchieri, divenendo un castello medievale.

Nel 1315 fortezza e borgo andarono ai Visconti, poi conquistati dal celebre condottiero casalese Bonifacio Cane, al soldo del Marchesato del Monferrato, infine nel 1427 tornarono ai Savoia, divenendo signoria dei conti Valperga.
Nel 1459 tal cavaliere Bernardo di Mazzè, dopo aver perso una disputa contro Ludovico Valperga di Masino, fu posto all’interno di un’armatura e murato vivo nel castello.
Infatti durante alcuni restauri del Novecento sarebbero emersi i resti di un uomo, chiuso in un’armatura dietro ad una parete e, secondo la leggenda, da allora il fantasma della moglie si aggira nel castello alla ricerca del marito.
Il Castello di Roppolo è tuttora custode di eleganti sale con quadri, sculture, arredi d’epoca e una pinacoteca.
Invece la leggenda più nota del lago di Viverone è legata al passaggio di San Martino, vescovo e militare romano di origine pannona, ovvero un’antica regione che comprendeva parte delle attuali Ungheria, Austria, Croazia e Slovenia.
Per comprendere la leggenda del lago di Viverone occorre un accenno a San Martino che, oltre ad essere protettore anche dei mendicanti è patrono di diverse località e nazioni, come Francia e Ungheria.

Secondo tradizione, un giorno d’inverno il giovane soldato Martino, a cavallo nei pressi di Amiens (Francia) incontrò un vecchio vestito di stracci, infreddolito e rannicchiato su sé stesso.
Martino si fermò e, preso da pietà, con la spada tagliò di netto il suo mantello, poi quando ne porse una parte al povero vecchio, il sole uscì all’istante, come se fosse estate.
Dall’episodio nacque il detto “estate di San Martino”.
La stessa notte Martino sognò Gesù sorridente, con indosso la metà del suo mantello e, sempre secondo tradizione, quando si vegliò il mantello era integro.
Ora, la leggenda legata al lago di Viverone narra di San Martino che, proveniente da Aosta passò per Ivrea chiedendo ospitalità ai cittadini, tuttavia gli fu negata.

Allora il santo stese il mantello sulle acque della Dora, facendosi trasportare nei pressi di Anzasco, sulle sponde del lago di Viverone, dove fondò un borgo chiamato San Martino.
Sulla scomparsa del borgo nel lago di Viverone, la leggenda presenta due varianti.
Nella prima, il borgo fondato da San Martino, ormai divenuto vizioso e corrotto fu inghiottito dalle acque del lago per castigo divino.
La seconda narra di un angelo giunto in paese come mendicante, ma furono in pochi ad aprirgli l’uscio di casa, dimostrando come gli abitanti avessero dimenticato i dettami di San Martino.
Così l’angelo avvertì i misericordiosi di lasciare il paese, poiché sarebbe stato inghiottito dalle acque del lago di Viverone, cosa che avvenne insieme alla chiesa di San Martino.
Infatti, sempre secondo leggenda, quando il vento soffia forte da Aosta è possibile sentire il suono delle campane dell’antica chiesa di san Martino, provenire dai fondali del lago.

Infine la variante romantica narra di due giovani intenti a sposarsi nella chiesa di San Martino, ma la furia del lago di Viverone risparmiò solo la ragazza che, dopo aver cercato invano il suo amato, si ammalò e morì.
Ma si sa, alcuni amori vanno oltre la morte, così il fantasma della giovane si aggirerebbe ancora sulle sponde del lago di Viverone e, se si ascolta con il cuore, durante le notti di luna piena si odono i suoi lamenti.
Comunque sia andata, il lago di Viverone resta uno dei luoghi più affascinanti del Piemonte, a cavallo tra passato e presente, poiché racchiude bellezze naturali, panorami mozzafiato, patrimonio storico e antiche leggende.
