La chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di Domodossola, patroni della città fu eretta tra il 1792 e 1798 dall’architetto Matteo Zucchi, sulla base di una precedente chiesa del Quattrocento.
La chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, abbracciata dalle Alpi piemontesi è frutto di diverse fasi costruttive che hanno integrato elementi romanici, gotici e barocchi, conferendogli una ricchezza artistica unica.
Il 19 giugno, giorno della commemorazione dei Santi patroni, dopo la messa segue la solenne processione per le vie del centro storico di Domodossola.
Storia della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio

Secondo alcune ricostruzioni la prima chiesa di Domodossola fu eretta prima dell’anno Mille a ridosso delle mura del castello, poi demolita a metà Quattrocento per ampliare le fortificazioni e collocata nell’attuale posizione.
Divenuta pericolante, l’attuale chiesa dei Santi Gervasio e Protasio fu ricostruita tra il 1792 e 1798 sulle basi dell’edificio precedente, affidando il progetto all’architetto Matteo Zucchi.
La chiesa rimase senza facciata fino al 1954, quando fu approvato il progetto dell’architetto Giovanni Greppi, poi completata con l’aiuto economico dell’arciprete verbanese Monsignor Luigi Pellanda.

Davanti all’ingresso il piccolo porticato seicentesco realizzato da Bernardino Lazzaro, mentre gli affreschi della volta e sui lati sono del verbanese Carlo Mellerio.
Invece secondo altri, gli affreschi ai lati del portico sarebbero del pittore bergamasco Fermo Stella, allievo del celebre vercellese Gaudenzio Ferrari.
Il portale centrale proviene dall’antica chiesa romanica, recuperato durante i lavori della facciata, mentre le formelle in bronzo furono realizzate dallo scultore lombardo Vitaliano Marchini.

L’imponente campanile, uno dei punti di riferimento di Domodossola, ospita 5 campane del 1927, la più grande fu dedicata ai caduti della prima guerra mondiale.
Interni e opere d’arte
La chiesa dei Santi Gervasio e Protasio è ricchissima di affreschi, soprattutto del pittore verbanese Lorenzo Peretti, mentre il grande quadro con i Santi Patroni e la Madonna Assunta è attribuito a Carlo Giuseppe Borgnis, anch’esso ossolano.
Poi l’altorilievo del XII-XIII secolo con scene di vita di Carlo Magno, ispirate al poema di metà XI secolo Chanson de Roland, tra le opere più significative della letteratura medievale francese.

Il testo trae spunto dalla spedizione di Carlo Magno contro gli arabi di Spagna, conclusasi con la battaglia di Roncisvalle del 15 agosto 778, si presume vicino all’omonimo valico dei Pirenei, poco lontano dal confine francese.
Sull’altare maggiore in marmi policromi possiamo ammirare il crocifisso ligneo dell’intagliatore verbanese Giorgio de Bernardis, a cui sono attribuite anche le statue dei Santi patroni, nella cappella a destra dell’altare.

Poi il dipinto nella cappella di San Carlo Borromeo, raffigurante il Santo che predica agli appestati, datata 1615 e attribuita al pittore vercellese Antonio d’Enrico, detto Tanzio da Varallo.
L’organo della chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, nella cantoria sopra il portale di ingresso fu realizzato nel 1889 dalla famiglia di organari Bernasconi, originari di Varese.
