Maria Bricca nacque a Pianezza (TO) il 2 dicembre 1684 e, secondo la tradizione ebbe un ruolo importante durante l’assedio di Torino del 1706 da parte dei francesi.
La figura di Maria Bricca viene anche rievocata durante la sfilata storica che precede il caratteristico Palio di Pianezza, conosciuto anche come la corsa delle sivere.
Secondo alcune ricostruzioni, Maria Bricca guidò un gruppo di soldati sabaudi e granatieri di Brandeburgo alla conquista del castello di Pianezza occupato dai francesi poiché, avendoci lavorato come cuoca conosceva un passaggio segreto.
Storia di Maria Bricca
Maria Chiaberge, nata dal padre Giuseppe e dalla madre Francesca Genova crebbe con una particolare avversione verso i francesi, poiché nel 1693, ancora bambina assistette al passaggio del generale Nicolas Catinat ed al conseguente saccheggio del territorio.

Infatti all’epoca i francesi erano diretti alla piana della Marsaglia, tra i comuni di Orbassano, Volvera e Piossasco, dove poi si consumò l’omonima battaglia del 4 ottobre 1693.
Maria si sposò all’età di 21 anni con il vedovo quarantunenne Valentino Bricco e, dopo aver assunto il cognome del marito venne chiamata sia Maria Bricca che soprannominata la Bricassa.
Maria Bricca diventò madre di Giuseppe Domenico il 16 giugno 1706, si spense nel 1733 all’età di 49 anni e fu sepolta nella tomba comune della Compagnia del Suffragio, nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Pianezza, mentre il marito morì un anno dopo all’età di 70 anni.
Di Maria Bricca sappiamo poco, poiché i testi del XVIII secolo sull’assedio di Torino, indicano come al comando del gruppo che conquistò il castello di Pianezza figurava il generale prussiano Leopoldo I di Anhalt-Dessau.
Secondo la prima ricostruzione, Vittorio Amedeo II venne a conoscenza che il reggimento francese Chatillon, proveniente da Susa stava per unirsi agli assedianti.
Così ordinò al generale Visconti di far appostare i granatieri prussiani e la brigata Falchestein nei pressi della Dora, tra Alpignano e Collegno, per tendere un’imboscata al nemico.
I francesi, colti di sorpresa si rifugiarono al castello di Pianezza, mentre il bottino fu di 250 muli carichi di polvere da sparo, 50 di Champagne per il Duca d’Orleans e 200 vettovaglie.

Il principe Eugenio, esperto di strategie militari, dopo una consultazione con Vittorio Amedeo II di Savoia decise conquistare il castello di Pianezza, in vista dello scontro finale di Torino.
Il principe contava sia sulla paura dei francesi, a causa dell’imboscata subita che sulla loro stanchezza dovuta al viaggio e quindi, impreparati alla difesa.
Il generale Visconti attaccò dall’esterno, mentre Leopoldo I di Anhalt-Dessau guidò 50 Granatieri di Brandeburgo lungo una galleria segreta che portava direttamente al castello.
I piemontesi conquistarono la fortezza mentre il bottino, probabilmente denaro destinato ai soldati francesi venne diviso tra i militari sabaudi, così da motivarli in vista dello scontro di Torino.
Questo è quanto si seppe per tutto il XVIII secolo, fino a quando in un testo anonimo francese dell’Ottocento comparve il nome di Maria Bricca.
L’episodio di Maria Bricca si diffuse nel giro di pochi anni e, come accade spesso finì per essere ingigantito, tanto che non tutti gli storici lo ritengono attendibile.

Infatti diversi storici, tra cui il torinese Luigi Cibrario non citò Maria Bricca, altri rividero la sua posizione, alcuni misero anche in dubbio la sua presenza nella conquista del castello di Pianezza.
Secondo la ricostruzione dell’Ottocento, Maria Bricca vedendo i soldati francesi festeggiare nel Castello di Pianezza si recò presso gli accampamenti sabaudi informando il principe Eugenio di conoscere un passaggio segreto per accedere direttamente al castello.
Così il principe ordinò al generale prussiano Leopoldo I di Anhalt-Dessau di seguire Maria Bricca con una squadra di Granatieri di Brandeburgo, mentre il generale Visconti avrebbe attaccato dall’esterno.
Maria Bricca guidò il gruppo attraverso la galleria irrompendo nel salone delle feste armata di ascia e gridando Viva il Re, mentre i francesi presi alla sprovvista furono in buona parte trucidati.

Oltre all’arresto di due colonnelli e due generali francesi, il bottino fu di 600 cavalli, diversi cannoni e due milioni di franchi.
Ora, come sempre la verità la conosce solo chi era sul posto.
È sicura sia l’espugnazione del castello che l’esistenza della galleria, poi dedicata a Maria Bricca, invece ha poco senso la descrizione dei francesi intenti a festeggiare senza curarsi della difesa del castello, poiché le narrazioni del XVIII secolo li indicavano come spaventati, impauriti e stanchi.
Inoltre il testo anonimo francese dell’Ottocento indica come Maria Bricca abbia parlato sia con il generale Visconti che con il principe Eugenio, tuttavia è improbabile che i due, già difficilmente avvicinabili, prestassero attenzione a una donna sconosciuta.
Poi nel corso dei secoli la figura del generale Leopoldo I di Anhalt-Dessau divenne sempre meno importante, fino a sparire nonostante fosse sia a capo dei 50 granatieri che il primo ad entrare a Torino dopo la vittorio sui francesi.

Infine, il testo dell’Ottocento che descrive Maria Bricca irrompere nel salone delle feste gridando Viva il Re, poi corretto in seguito con l’esclamazione Viva i Savoia.
Nel 1844, ovvero quasi 140 anni dopo l’assedio di Torino, il pittore torinese Francesco Gonin dipinse Maria Bricca che, alla testa dei granatieri irrompe armata di ascia nel salone delle feste del castello di Pianezza.
Come ricorda il Gonin nel suo diario, il dipinto gli venne commissionato da Re Carlo Alberto, con un mandato di pagamento risalente al 12 marzo 1844.
La tela faceva parte di 12 dipinti inerenti alla lealtà dei sudditi versi i sovrani e destinati all’arredo della Sala del caffè di Palazzo Reale, rinnovata nel 1841 sia sotto il profilo decorativo che architettonico.
La tela è visionabile presso la Basilica di Superga, realizzata dall’architetto messinese Filippo Juvarra per celebrare la vittoria sui francesi, poi la stessa scena fu ripresa in alcune stampe dell’Ottocento dal barone e artista Giuseppe Zino.

Il dipinto simboleggia anche il popolo che si ribella al dominio francese, poiché all’epoca il tema del rapporto tra sudditi e sovrani richiedeva la ricerca di personaggi popolari, ovvero eroi locali poi riproposti nella cultura romantica.
Infatti la storia di Maria Bricca, per quanto possa avere fondamenti reali è probabile sia stata enfatizzata nel periodo in cui occorrevano eroi popolari a sostegno della causa italiana.
Ovvero eroi locali che, grazie alla fedeltà verso i sovrani divennero punti di riferimento per promuovere l’unificazione dell’Italia, con i Savoia a comando del Regno.
Dediche e onorificenze
A Maria Bricca, per il bicentenario della sua morte, ovvero il 23 marzo 1906 fu dedicato un bassorilievo sul muro a destra del portone d’ingresso a Villa Lascaris di Pianezza, opera dello scultore milanese Tancredi Pozzi.

Poi una colonna all’entrata della galleria che portò al castello, con la seguente epigrafe: A Maria Bricca, che con eroico ardimento iniziò in Pianezza il 5 settembre del 1706 i combattimenti gloriosi per cui fu fatta libra Torino e si aprirono all’Italia nuovi destini, dedicò questo ricordo il 5 settembre 1906 l’anima popolare sempre viva nel magnanimo fatto.
Nel 2011 venne realizzato un cortometraggio storico dal titolo: Pianezza 1706 – Maria Bricca, mentre nel 2016 le fu dedicata una statua marmorea nel centro di Pianezza, opera dello scultore torinese Gabriele Garbolino Rù.
Il video è visionabile anche sul sito del Palio di Pianezza.
A Maria Bricca sono dedicate diverse vie, una traversa di corso Casale a Torino, una via vicino a Palazzo Lascaris di Pianezza e una traversa di via Alessandro Antonelli a Collegno.
Maria Bricca non divenne famosa come Pietro Micca, forse perché non morì come si addice ad un eroe patriottico e romantico, in ogni caso il suo ricordo è ben forte nel cuore dei piemontesi, specialmente a Pianezza.