Mausoleo della Bela Rosin e storia di Rosa Vercellana

Il Mausoleo della Bela Rosin, noto anche come Pantheon di Mirafiori è un edificio in stile neoclassico nella periferia sud di Torino.

Il Mausoleo della Bela Rosin è una copia in scala ridotta del Pantheon di Roma e fu edificato come tomba di famiglia dai figli di Rosa Vercellana.

Rosa Vercellana, nota come la Bela Rosin fu prima amante e poi moglie morganatica di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo Re d’Italia che le concesse i titoli nobiliari di Contessa di Mirafiori e di Fontanafredda.

Storia del Mausoleo della Bela Rosin

Il Mausoleo della Bela Rosin fu realizzato dall’architetto Angelo Demezzi su commissione di Emanuele e Vittoria Guerrieri, figli di Rosa Vercellana e Vittorio Emanuele II.

mausoleo bela rosin

Il Mausoleo fu edificato come ricostruzione simbolica del Pantheon di Roma, luogo in cui Rosa Vercellana avrebbe voluto essere sepolta accanto al marito, ovvero Vittorio Emanuele II.

Il Mausoleo della Bela Rosin si trova all’interno di un parco di circa 30.000 metri quadrati circondato da un muro di cinta e si affaccia sulla Strada del Castello di Mirafiori, al confine tra i comuni di Nichelino e Torino.

L’ingresso, posto sul lato occidentale del parco presenta un cancello di ferro battuto che riporta le insegne dei conti di Mirafiori, poi un viale conduce fino al Mausoleo.

La pianta dell’edificio è circolare con un diametro di circa 16 metri, la stessa misura dell’altezza e la struttura è in marmo chiaro venato.

Il frontone riporta le insegne dei conti di Mirafiori e il motto “DIO PATRIA E FAMIGLIA”, poi la scalinata di cinque gradini introduce nell’androne ornato da colonne marmoree alte circa cinque metri.

Pantheon di Mirafiori

All’interno del Mausoleo otto colonne delimitano le nicchie che un tempo custodivano le salme della Bela Rosin e dei suoi discendenti, mentre sulla cupola lastricata di rame è posta una croce latina.

Nel 1970 il Mausoleo della Bela Rosin fu acquistato dal comune di Torino per 132 milioni di lire e due anni dopo divenne parco pubblico.

Da qui inizia un periodo di abbandono e degrado, poiché il Mausoleo fu ripetutamente profanato da tombaroli a caccia di gioelli e preziosi, così i resti delle salme furono spostati presso il Cimitero monumentale di Torino.

Nel 1974 il Comune risistemò sommariamente i danni, anche se i ripetuti atti vandalici avevano pesantemente danneggiato la cancellata, le insegne del casato e gli arredi interni.

bela rosin torino

Due anni dopo il mausoleo della Bela Rosin fu occupato da alcuni estremisti che, oltre a bruciare il portone coprirono le pareti con dei murales, poi nel corso degli anni il mausoleo subì altri atti vandalici.

Nel 1979 fu richiesto un primo restauro tuttavia senza risultato, così l’anno successivo venne murato l’ingresso.

Solo nel 2001 la giunta del sindaco di Torino Castellani approvò il progetto per recuperare il Mausoleo della Bela Rosin, sotto la guida degli architetti torinesi Aimaro Isola e Roberto Gabetti.

Durante i restauri l’altare venne spostato nella parte posteriore, il mosaico originale sostituito con un parquet in legno, tranne che nelle nicchie, mentre l’apertura al centro della cupola venne chiusa da una copertura in vetro sormontata da una croce.

cupola mausoleo bela rosin

La struttura venne poi inaugurata il 25 settembre 2005 e data in gestione al sistema bibliotecario cittadino, che periodicamente organizza mostre, dibattiti, concerti ed eventi.

La prima attività ospitata nel Mausoleo della Bela Rosin fu lo spettacolo teatrale “Piazze regine”, ispirato alla storia d’amore tra Vittorio Emanuele II di Savoia e Rosa Vercellana.

In estate il parco del Mausoleo della Bela Rosin diventa un giardino di lettura con gazebo a panchine, permettendo ai visitatori di leggere libri disposti su carretti dedicati al prestito gratuito.

Storia di Rosa Vercellana

Rosa Maria Chiara Teresa Aloisia Vercellana, nota come la Bela Rosin nacque a Nizza Marittima, allora chiamata così per distinguerla da Nizza Monferrato (AL) l’11 giugno del 1833.

rosa vercellana

Rosa Vercellana fu prima amante e poi moglie morganatica di Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia.

Per completezza, in alcune nazioni è possibile contrarre un matrimonio morganatico, solitamente tra persone di ranghi sociali diversi, che impedisce il passaggio di privilegi e titoli.

Rosa Vercellana, per il popolo la Bela Rosin è stata il grande amore di Vittorio Emanuele II di Savoia, tanto disprezzata dai nobili quanto invece amata dal popolo, anche per le sue umili origini.

Rosa Vercellana era figlia di Maria Teresa Griglio e del Militare Giovanni Battista Vercellana, originario di Moncalvo (AT) e militane nella Guardia imperiale napoleonica.

Dopo la fuga di Napoleone Bonaparte all’isola d’Elba, nel 1814 Giovanni Battista Vercellana entrò nei granatieri di Sardegna dell’esercito sabaudo con il grado di tamburo maggiore.

In seguito divenne guardia del corpo di Re Carlo Alberto, padre di Vittorio Emanuele II, il quale trascorreva lunghi periodi nella residenza di Racconigi, in provincia di Cuneo.

vittorio emanuele II

Infatti fu proprio a Racconigi che nel 1847 le Bela Rosin incontrò Vittorio Emanuele II, poiché il padre della giovane dirigeva il presidio militare della tenuta di caccia sabauda.

Secondo la tradizione fu Vittorio Emanuele II a notare la Bela Rosin affacciata a un balcone, rimanendone folgorato.

All’epoca Rosa Vercellana aveva 14 anni, mentre Vittorio Emanuele II ne aveva già 27, oltre ad essere padre di 4 figli avuti con la moglie Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.

Infatti i loro primi incontri avvennero in segreto, sia perché nell’allora Regno di Sardegna l’allontanamento di ragazze minori di 16 anni dalle loro famiglie era severamente punito dalla legge, sia perché il padre di Vittorio Emanuele II, ovvero Carlo Alberto era contrario alla loro relazione.

La Bela Rosin, analfabeta come il 90% della popolazione dell’epoca fu trasferita presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, anche perché più vicina a Torino rispetto a Racconigi (CN).

In seguito fu ospitata in una villa nei pressi del Castello di Moncalieri, affiancata da Madama Michela che aveva il compito di insegnarle il bon ton.

Tuttavia Rosa Vercellana fu sempre snobbata dalla nobiltà dell’epoca, anche dopo la nascita dei figli che ebbe con Vittorio Emanuele II, suscitando sia ostilità che scandalo a corte.

Il 20 gennaio 1855 Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena morì a seguito di una gastroenterite manifestatasi 4 giorni prima, anche perché reduce da una tormentata gravidanza e Vittorio Emanuele II stette inchiodato al suo capezzale, tenendole la mano fino all’ultimo.

Dopo la morte della regina la corte iniziò le grandi manovre per ammogliare di nuovo Vittorio Emanuele II ma non ci fu verso, infatti lui stesso scrisse che non avrebbe sposato altra donna che lei, ovvero la Bela Rosin.

Per mettere a tacere i malumori riguardo l’umile provenienza di Rosa Vercellana, l’11 aprile 1858 Vittorio Emanuele II la nominò Contessa di Mirafiori e Fontanafredda, comprandole anche il castello di Sommariva Perno, in provincia di Cuneo.

Inoltre con lo stesso decreto il Re attribuì incarichi di prestigio ai famigliari della Bela Rosin, assegnando ai figli il cognome Guerrieri.

Tra gli ostili alla loro relazione figurò anche Camillo Benso di Cavour, che cercò in tutti i modi di separarli, facendo anche circolare voci sulla presunta infedeltà della Bela Rosin.

Vittorio Emanuele II mantenne la sua relazione con Rosa Vercellana per tutta la vita dando alla luce due figli, ovvero Vittoria nel 1848 ed Emanuele Alberto nel 1851, mentre un terzo figlio morì subito dopo il parto.

Nel 1863 la Bela Rosin si trasferì negli Appartamenti Reali del Borgo Castello, all’interno dell’immenso Parco la Mandria, a Venaria Reale, poiché la residenza non apparteneva alla corona bensì al patrimonio privato del Re.

Borgo Castello rimase sempre la residenza preferita della coppia, perché permetteva a Vittorio Emanuele sia di sfuggire alla vita di corte che di praticare la caccia.

La Bela Rosin seguì Vittorio Emanuele II anche a Firenze, dopo lo spostamento della capitale, precisamente in villa La Petraia e poi a Roma e, nonostante le fossero precluse le residenze ufficiali organizzò il suo regno nelle eleganti ville in cui Vittorio Emanuele vi si rifugiava con lei.

bela rosin

foto di mastrocom – CC BY-SA 4.0

Il 18 ottobre 1869 Vittorio Emanuele II e Rosa Vercellana si sposarono con un matrimonio morganatico, poi su unirono civilmente il 7 ottobre 1877.

Tre mesi dopo, ovvero il 9 gennaio 1878 Vittorio Emanuele II morì, la Bela Rosin fu definita persona non gradita dalla regina Margherita e le vennero requisite tutte le residenze ad eccezione del Castello di Sommariva Perno.

Rosa Vercellana trascorse il resto della sua vita presso il palazzo Beltrami di Pisa, che Vittorio Emanuele II aveva acquistato per la loro figlia Vittoria, dove si spense il 26 dicembre 1885 a causa del diabete.

Nel suo atto di morte, presso i registri dell’ufficio dello stato civile di Pisa, la Bela Rosin fu indicata come nubile e Casa Savoia vietò che fosse sepolta al Pantheon di Roma accanto al marito, poiché non era mai stata regina.

Per questi i figli, in aperta sfida alla corte reale fecero costruire un Pantheon in scala ridotta nei pressi di Torino, ovvero il mausoleo della Bela Rosin.

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