Monumento a Emanuele Filiberto di Savoia: il Cavallo di Bronzo

Il monumento a Emanuele Filiberto di Savoia, noto ai torinesi come “Cavallo di Bronzo” si trova nella centralissima piazza San Carlo, chiamata anche il Salotto di Torino.

Il monumento a Emanuele Filiberto di Savoia, uno dei simboli di Torino, fu realizzato dallo scultore torinese Carlo Marochetti e inaugurato nel 1838.

La statua ritrae Emanuele Filiberto, detto Testa di ferro nell’atto di ringuainare la spada dopo la vittoria nella Battaglia di San Quintino (Francia) del 10 agosto 1557, come ricordano i bassorilievi sottostanti.

monumento a emanuele filiberto di savoia

La statua poggia su un piedistallo in granito di Baveno, mentre su ogni lato è presente lo stemma sabaudo con la corona ducale.

Emanuele Filiberto è stata una delle figure più importanti del Piemonte, infatti oltre ad introdurre l’italiano come lingua di stato, il 7 febbraio 1563 trasferì la capitale da Chambery a Torino.

Storia del Monumento a Emanuele Filiberto di Savoia

Per conoscere la storia del Monumento dedicato ad Emanuele Filiberto di Savoia è necessario accennare alla battaglia di San Quintino, episodio determinante nelle guerre d’Italia tra Francia e Spagna per il possesso dei territori italiani.

Il 10 agosto 1557 in Piccarda, regione del Nord della Francia, gli spagnoli e alcuni contingenti piemontesi affrontarono l’esercito francese presso la roccaforte di San Quintino che all’epoca, sbarrava la via di penetrazione più rapida verso Parigi.

Qui i francesi del maresciallo Anne de Montmorency vennero schiacciati dall’esercito spagnolo guidato da Emanuele Filiberto di Savoia, aiutato anche dal conte torinese Carlo Manfredi Luserna d’Angrogna, lo stesso che due mesi prima sconfisse i transalpini a Cuneo.

cavallo di bronzo

Nella battaglia, Emanuele Filiberto riuscì a catturare sia il maresciallo Montmorency che tutti i cannoni francesi.

Due anni dopo venne firmata la pace di Cateau-Cambrésis e, anche se Filippo di Spagna non approfittò della vittoria per piegare definitivamente la Francia, pose fine alle guerre d’Italia dopo oltre 60 anni di battaglie.

Grazie alla vittoria ottenuta da Emanuele Filiberto ai Savoia furono restituiti i territori, mentre la Spagna consolidò il proprio dominio sulla penisola italiana.

Tuttavia, fu solo nel 1831 che Re Carlo Alberto ordinò di realizzare un monumento per celebrare Emanuele Filiberto di Savoia, affidando i lavori allo scultore torinese Carlo Marochetti.

Carlo Marochetti, nato a Torino il 14 gennaio 1806 fin da piccolo dimostrò la passione per i cavalli, che sognava di notte e disegnava di giorno.

Il Re, dopo aver bocciato il primo bozzetto indicò di realizzare una statua ornata di fontane, tuttavia dopo i dubbi estetici sollevati dalla critica, il progetto non fu approvato.

emanuele filiberto piazza san carlo

Nel 1833, con un decreto che stanziava 210.000 lire, il progetto venne ridimensionato ad una statua bronzea ornata da quattro figure laterali, poi diventate i due bassorilievi che rappresentano sia la battaglia di San Quintino (1557) che il Trattato di Cateau Cambrésis (1559).

Il monumento, fuso a Parigi nelle officine Soyer e Ingé fu prima esposto nel cortile del Louvre, poi trasportato a Torino e inaugurato il 4 novembre 1838 in occasione dell’onomastico di Re Carlo Alberto che, soddisfatto del lavoro onorò lo scultore Marochetti con il titolo di Barone.

Il Monumento ad Emanuele Filiberto di Savoia fu anche testimone della Strage di Torino, avvenuta tra il 21 e il 22 settembre 1864 durante le proteste contro il trasferimento della capitale d’Italia da Torino a Firenze, che causò 62 morti e 138 feriti.

cavallo di bronzo piazza san carlo

Ancora oggi, alla base del monumento si vedono i fori delle pallottole sparate contro i manifestanti.

Poi durante la seconda guerra mondiale, per proteggerlo da possibili attacchi aerei o combattimenti urbani, il monumento fu smontato e trasferito nel parco del castello di Camillo Benso di Cavour, a Santena (TO).

Il Monumento a Emanuele Filiberto di Savoia è stato oggetto di diversi restauri, prima nel 1979 presso un laboratorio in lungo Dora, poi quello durato 11 mesi e terminato il 30 settembre 2007, frutto di una collaborazione tra pubblico e privato.

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