Santuario della Consolata e la leggenda del cieco di Briançon

La Chiesa di Santa Maria della Consolazione, chiamata anche Santuario della Consolata, è una basilica cattolica situata a Torino in via della Consolata ed è uno dei più antichi luoghi di culto della città.

Il Santuario della Consolata in stile barocco, è stata costruita fra il XVII ed il XVIII secolo dagli architetti Filippo Juvarra (messinese), Guarino Guarini (medenese) e Carlo Ceppi (torinese).

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Il vero nome della chiesa è Santuario di Santa Maria della Consolazione, infatti nella parte centrale del portale si può vedere la scritta CONSOLATRIX AFFLICTORUM, ed è stata costruita sui resti di una delle torri angolari facenti parte delle antiche mura di Augusta Taurinorum.

Il vescovo San Massimo di Torino, discepolo di sant’Ambrogio da Milano e sant’Eusebio di Vercelli, fece erigere sui resti di un tempio pagano una piccola chiesa dedicata a sant’Andrea, con al suo interno una piccola cappella contenente un quadro della Madonna.

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Dopo l’anno 1.000 quando i Monaci Novalicensi furono cacciati dalla Valle di Susa fecero della chiesa la loro sede ampliandone la struttura, compreso il campanile visibile ancora oggi ed opera dell’architetto Bruningo.

Il fascino e la devozione che lega Torino al Santuario della Consolata ha origine dal quadro che raffigura la Madonna, del quale ne viene conservata una copia all’interno della cripta.

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Qui è bene narrare la storia del miracolo che è alla base del fascino e della devozione legati al Santuario della Consolata.

La storia narra che il quadro della Madonna andò perduto durante alcuni lavori effettuati all’interno della chiesa.

Poi un giorno un cieco di nome Giovanni Ravacchio, di Briançon, arrivò a Torino in pellegrinaggio, narrando di aver prima sognato la Madonna e poi di aver avuto una sua apparizione nei pressi di Pozzo Strada, ad ovest della città, quasi ai confini con l’attuale paese di Grugliasco.

Durante l’apparizione la Madonna avrebbe dato al cieco delle indicazioni precise su dove si trovava l’immagina sacra, ovvero nei sotterranei della chiesa di Sant’Andrea.

Così il 20 giugno del 1104 l’icona fu ritrovata e si dice che Giovanni Ravacchio, il cieco, riacquistò la vista.

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La storia non è corredata da documenti ufficiali, tuttavia all’interno della chiesa vi è una lapide del 1595 che conferma la storia e che riporterebbe il testo di una pergamena ufficiale del 1104.

Dopo il miracolo ed il ritrovamento, l’icona con l’immagina sacra venne posta all’interno della chiesa, poi elevata al grado di basilica.

La basilica venne ulteriormente ampliata nel 1448 dall’Ordine benedettino che vi dimorò fino al 1589, in seguito subentrò l’Ordine cistercense rimanendovi per i due secoli successivi.

Nel 1678 Maria Giovanna Battista di Savoia moglie di Carlo Emanuele II, commissionò delle opere di rimaneggiamento della basilica all’architetto modenese Guarino Guarini.

Guarini rivoluzionò radicalmente le forme della basilica, donandole il primo taglio barocco ed aggiungendo un nuovo volume su pianta esagonale.

Nel 1706 durante l’assedio di Torino da parte dei francesi, il santuario rappresentava il centro religioso della città, dove i fedeli pregavano la Consolata per la salvezza e nei punti più importanti della città vennero posti come ex voto diversi piloncini che raffiguravano l’immagine della Madonna.

La basilica essendo a ridosso della mura cittadine era vulnerabile ai bombardamenti delle truppe francesi, tuttavia rimase in gran parte intatta a parte un proiettile che colpì la base della cupola (visibile ancora oggi da via della Consolata) e sulla parete esterna vi è la lapide commemorativa che riporta la scritta: PROIETTILE ASSEDIO 1704.

A seguito dell’evento, Maria Consolatrice venne eletta come co-patrona di Torino insieme a San Giovanni Battista.

La seconda trasmutazione barocca della basilica avvenne fra il 1729 ed il 1740, sotto le direttive dell’architetto Filippo Juvarra, che riprogettò anche il nuovo altare.

Sempre Juvarra fece realizzare la cupola sormontata da una lanterna per favorire la luce nella struttura e l’immagine della Madonna venne spostata nella nuova nicchia a nord, per essere meglio visibile dal pubblico.

Nel 1802 il decreto napoleonico soppresse gli ordini religiosi e la basilica fu adibita a caserma, poi nel 1815 terminata l’occupazione napoleonica tornò ad essere un luogo sacro e su ordine dell’arcivescovo Luigi Fransoni, venne affidata agli Oblati di Maria Vergine.

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Nel 1835 scoppiò l’epidemia di colera e l’amministrazione della città fece erigere la colonna ancora oggi visibile sul piazzale adiacente la basilica.

L’aspetto attuale del Santuario della Consolata si deve agli ultimi lavori condotti dall’architetto torinese Carlo Ceppi fra il 1899 e il 1904, il quale fece realizzare quattro cappelle ogivali, chiuse l’ingresso ad occidente, l’ingresso a sud divenne l’accesso principale e ne fu aperto un secondo che dà su via della Consolata.

I lavori furono poi terminati da Vandone di Cortemilia (ingegnere) che si occupò anche della progettazione dei nuovi altari.

Il 13 agosto del 1943 la cappella di Silvio Pellico andò distrutta, come parte dei soffitti, dai bombardamenti della Royal Air Force inglese (RAF).

Nel periodo della Seconda Guerra Mondiale le devozione per la Consolata acquistò fervore fra i torinesi, come testimoniano i numerosi ex-voto del periodo.

Quadro della Madonna

Nel XIX secolo si scoprì che il quadro della Madonna non era quello originale.

Quando venne smontata la cornice del dipinto alla sua base emerse la scritta Santa Maria de Popolo de Urbe, che riconduceva il quadro alla riproduzione del pittore Antoniazzo Romano, quadro portato a Torino dal cardinale Della Rovere.

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Anche se non si tratta del quadro originale trovato nell’antica chiesa di Sant’Andrea, l’attuale opera è stata e continua ancora oggi ad essere oggetto di culto e venerazione, come testimoniano i moltissimi ex-voto dei fedeli.

Cappelle e reliquie del Santuario della Consolata

All’interno del Santuario della Consolata vi sono le tre cappelle nelle quali possiamo trovare le tombe di alcune importanti figure torinesi.

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Le reliquie del santo di Leuconay (monaco francese del VI secolo) dimorano nella cappella a destra, chiamata Cappella di San Valerico.

Il santo di Leuconay divenne co-patrono di Torino nel 1568, durante l’epidemia di peste.

Nella cappella laterale destra troviamo la tomba di san Giuseppe Cafasso, collaboratore di Don Bosco, mentre nella navata destra il cardinale Richelmy, cofondatore dell’Istituto missioni della Consolata.

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Nell’angolo in fondo a destra c’è il coretto di Silvio Pellico, il quale era molto devoto alla Consolata.

La ricorrenza della Consolata è il 20 giugno, in ricordo del miracolo di Giovanni Ravacchio, il cieco di Briançon, giorno nel quale vi è la processione per le vie della città.

Il 21 giugno del 2015, il Santuario della Consolata ha ricevuto come onorificenza la Rosa d’Oro.

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