Carmagnola, capitale del peperone: storia e luoghi da visitare

Carmagnola, nonostante le piccole dimensioni è ricca di storia, arte e cultura, oltre che famosa sia per la Sagra del Peperone che come città natale del celebre condottiero Francesco Bussone, cantato anche da Alessandro Manzoni.

Carmagnola, in passato munita di castello e mura difensive fu anche sede della zecca dell’antico marchesato di Saluzzo, oltre che teatro di numerose dispute e guerre territoriali.

Storia di Carmagnola

L’area, già popolata nella preistoria fu probabilmente conquistata dai romani, mentre il primo nucleo, noto come contrada Gardexana, nacque come residenza nobiliare fortificata.

Poi attorno alla contrada, il cui toponimo è riscontrabile nella via centrale Gardezzana, verso l’anno Mille sorsero le prime abitazioni.

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In seguito nacquero altri borghi come San Giovanni, Santa Maria di Viurso, Salsasio e Santa Maria di Moneta, toponimo presente nell’omonimo vicolo che, secondo il Catasto Rabbini è in corrispondenza dell’antico canale Moneta.

Alcuni storici associano il toponimo Moneta alla zecca di Carmagnola, durante il dominio di Saluzzo, mentre secondo altri avrebbe origini più antiche.

Nota: il Catasto Rabbini prende nome dal geometra Antonio Rabbini, nel 1853 e, pur non essendo mai stato attivato fu alla base del catasto unitario istituito con legge n. 3682 del 10 marzo 1886.

Carmagnola comparve la prima volta in un atto del 1034, con il quale tale Rodolfo I, abate di Nonantola (MO), cedette il feudo ai figli del marchese Arduino d’Ivrea, re d’Italia dal 1002 al 1014.

Con la morte nel dicembre 1901 di Adelaide di Susa, ultima della dinastia arduinica, la divisione territoriale sfociò in diverse lotte di potere.

Dal 1163 Carmagnola fu dei marchesi di Romagnano, una delle più importanti e antiche famiglie del Piemonte, poi nel XIII secolo andò ai marchesi di Saluzzo, mentre il primo consiglio comunale fu istituito nel 1309.

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Carmagnola fu anche sede della zecca di Saluzzo, una delle più importanti della regione, coniando monete che spesso riportavano le effigi dei marchesi o simboli della famiglia.

Nello stesso periodo fu già fiorente la coltivazione e la molitura della canapa che, per secoli, ebbe un ruolo importante nell’economia locale.

Nel 1380 vi nacque il celebre condottiero Francesco Bussone, a cui il milanese Alessandro Manzoni si ispirò per la sua prima tragedia del 1820, ovvero Il Conte di Carmagnola.

Bussone fu alche al soldo del leggendario condottiero di Casale Monferrato, Bonifacio Cane che, insieme al marchese del Monferrato Teodoro II combatté le diverse guerre monferrine.

Patrono di Carmagnola

Il patrono di Carmagnola è l’Immacolata Concezione, si festeggia l’8 dicembre e risale al primo voto fatto alla Madonna a inizio Cinquecento.

Tra il 1521 e 1523, gli ufficiali del consiglio comunale si radunarono nell’attuale piazza Sant’Agostino per invocare l’Immacolata, come protezione e soccorso per la pestilenza.

chiesa san agostino

Era il periodo della guerra dei quattro anni (1521-1526), quando Stato Pontificio, Impero e Enrico VIII d’Inghilterra firmarono l’alleanza contro la Francia, iniziando le ostilità anche in Italia e diffondendo devastazione e peste.

I primi contagi furono documentati nel 1521 e, mentre gli ammalati vennero trasferiti fuori città, ufficiali militari e sanitari sorvegliavano le porte San Giovanni, Zucchetta e Moneta.

Nel marzo 1522 la situazione parve migliorare, tuttavia la carenza di documentazione fa supporre la ripresa del contagio nel secondo trimestre dell’anno, anche per l’arrivo dei mercenari tedeschi lanzichenecchi.

In quel lasso di tempo il consiglio cittadino, riunitosi davanti alla chiesa di Sant’Agostino fece voto alla Madonna affinché cessasse il contagio, promettendo di digiunare la vigilia dell’8 dicembre ed erigere una cappella in suo onore.

Per le precarie condizioni di post pandemia e guerra, la cappella fu eretta solo intorno al 1558, mentre i lavori di abbellimento risalgono a fine Cinquecento.

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I carmagnolesi rinnovarono più volte la propria dedizione alla Madonna Immacolata, nel 1630, sempre per la peste, nel 1714 per una grave moria di bestiame, nel 1734 a causa di una lunga siccità.

L’8 dicembre 1854 papa Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione con la bolla Ineffabilis Deus, Carmagnola festeggiò l’evento il 23 marzo 1855, affidando alla Madonna i suoi ragazzi impegnati nella guerra di Crimea.

Poi nel luglio 1944, quando le truppe tedesche, dopo aver incendiato per rappresaglia il borgo Salsasio minacciarono di dare alle fiamme l’intera città, ed i carmagnolesi si affidarono alla Madonna con una preghiera scritta il 30 luglio.

Con Gabriele di Saluzzo, ultimo marchese, l’antico regno e quindi anche Carmagnola furono annesse alla Francia, poi al termine della guerra franco-savoiarda, il Trattato di Lione del 1601 decretò il passaggio dei territori ai Savoia.

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Nel regno sabaudo la città visse un breve periodo di pace e prosperità, sviluppando un’economia legata a commercio, agricoltura, produzione dei tessuti e lavorazione del legno.

Con la la Guerra dei Trent’anni (1618-1648) arrivò anche la peste, che nella zona di Carmagnola si diffuse rapidamente, essendo la città sull’asse di collegamento tra Torino e cuneese.

Furono interrotte diverse attività produttive, sia per mancanza di manodopera che carenza di risorse e, l’istituzione di lazzaretti e commissioni di sanità non furono sufficienti e fermare i contagi.

Terminate guerra e pestilenza Carmagnola visse un periodo di crescita sia economica che demografica, rafforzando il suo ruolo commerciale nel territorio.

Poi venne rioccupata dai francesi, prima nel 1690 con il generale Nicolas de Catinat e poi a inizio Settecento durante la guerra di successione spagnola, tornando ai Savoia dopo la vittoria piemontese nel celebre assedio di Torino del 1706.

Nel Settecento, oltre a diversi lavori di bonifica e miglioramento delle infrastrutture, la città divenne sempre più centro di scambio merci, arrivando verso metà secolo a contare oltre 10.000 abitanti.

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Con l’occupazione napoleonica Carmagnola fu parte del Dipartimento del Po e, attraverso una soffocante amministrazione, l’impero cercò di imporre la sua autorità spesso in modo vessatorio e repressivo.

Infatti fu un periodo di forti tensioni poiché i francesi, oltre a imporre pesanti tasse e requisire risorse, repressero nel sangue diverse sollevazioni popolari, come il poco conosciuto incendio di Salsasio del maggio 1799.

Primo incendio di Salsasio

L’occupazione napoleonica gettò la popolazione nell’estrema povertà ed i contadini piemontesi, spesso appoggiati da nobili e preti si ribellarono più volte alle vessazioni francesi.

Per reprimere la rivolta dei carmagnolesi la Francia inviò una divisione militare, che tuttavia ebbe la peggio, così poco dopo il generale Philibert Fressinet giunse a Carmagnola con oltre 2.000 uomini, di cui metà valdesi guidati dal colonnello Giacomo Marauda.

Frassinet intimò ai carmagnolesi di arrendersi, ma questi chiesero sia la garanzia di salvare la città che alcuni ufficiali nemici come ostaggio, così iniziarono le ostilità.

Dopo uno scontro in campo aperto i carmagnolesi si asserragliarono nel borgo Salsasio, mentre dal campanile del convento dei Minori Osservanti, prendevano a fucilate i nemici che cercavano di avanzare.

Tuttavia i francesi, più numerosi e meglio armati fecero breccia, trucidando circa 400 persone (secondo fonti nemiche) e incendiando l’intero borgo.

Probabilmente la cifra è poco lontana dalla realtà poiché, anche se nei registri parrocchiali le sepolture risultano minori, molti carmagnolesi furono inseguiti e finiti dei campi, altri morirono dopo giorni a causa delle ferite.

Con la fine dell’occupazione napoleonica a la conseguente Restaurazione Carmagnola tornò ai Savoia, riavviando l’economia grazie alla sua vocazione agricola e commerciale.

Proclama di Santorre Santarosa

La notte tra il 9 e 10 marzo 1821, circa 300 uomini a cavallo della guarnigione insorta di Pinerolo entrò a Carmagnola, guidati dal patriota cuneese Santorre di Santa Rosa e dal conte Guglielmo Moffa di Lisio.

museo rondani carmagnola

Il gruppo diretto ad Alessandria, luogo di ritrovo delle truppe rivoluzionarie, fece aprire bottega al tipografo Barbiè e stampare il proclama, poi gli rilasciarono un attestato che certificava come fosse stato costretto con la forza.

Il proclama fu uno dei primissimi atti del lungo e sanguinoso percorso di liberazione dell’Italia, nel pieno dei primi moti in Piemonte, con cui i piemontesi dichiaravano di aver preso le armi contro l’Austria.

Il torchio originale, di proprietà del Museo Tipografico Rondani di Carmagnola è esposto presso il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, nell’elegante Palazzo Carignano, a carmagnola è conservata una copia identica in ogni parte all’originale.

La ferrovia arrivò in città nel 1853, così nella seconda metà Ottocento, Carmagnola, già discreto centro industriale, ampliò anche il suo secolare ruolo commerciale.

piemonte antico

Nel 1915, con l’entrata dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, diversi giovani carmagnolesi furono chiamati alle armi, mentre parte della popolazione fu occupata sia nell’industria bellica che nelle attività di supporto.

La carenza di manodopera, e quindi di risorse portò all’aumento dei prezzi di beni e servizi e, la conseguente diminuzione della produzione agricola portò all’aumento della già diffusa povertà.

Con la salita al potere di Mussolini nel 1922, Carmagnola, come altre città italiane fu soggetta sia alle limitazioni di libertà che alla trasformazione sociale ed economica del paese, tuttavia visse anche un discreto sviluppo economico.

Secondo incendio di Salassio

L’Italia, inizialmente neutrale entrò in guerra il 10 giugno 1940 e Carmagnola, come altre città italiane, dopo neanche due decenni rivisse la chiamata alle armi dei suoi ragazzi.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la città fu occupata dalle truppe tedesche e, come il resto del Piemonte fu teatro di Resistenza, rastrellamenti ed eccidi.

Nel luglio 1944, un gruppo di partigiani di passaggio per Salsasio incrociò un camion di tedeschi e nella sparatoria morirono alcuni soldati, così i nazisti per rappresaglia rastrellarono diversi abitanti, probabilmente per fucilarli.

Anche se, l’intervento del parroco locale riuscì ad evitare esecuzioni sommarie, il 25 luglio i tedeschi incendiarono l’intero borgo Salsasio, senza risparmiare nemmeno gli animali.

Eccidio del Foro Boario

Il 3 febbraio 1945 alcuni partigiani attaccarono una camionetta tedesca ferendo un caporalmaggiore, che morì poco dopo all’ospedale di Carmagnola.

Il giorno seguente i nazisti rastrellarono trenta abitanti, tra cui podestà, religiosi e donne, undici furono trasferiti a Racconigi, i restanti diciannove imprigionati a Carmagnola.

Due giorni dopo giunse da Torino una camionetta con quattro giovani partigiani, prelevati dal carcere delle Nuove e condotti nell’attuale piazza Italia, dove furono fucilati davanti a ostaggi e passanti.

Nel dopoguerra vi fu la ripresa economica, anche se Carmagnola visse la sua trasformazione economica con l’arrivo della grande industria, come le Fonderie Fiat degli anni ’60, impianto che nel 1978 prese il nome di Teksid.

carmagnola

Dopo la forte crescita sia economica che demografica, anche grazie all’emigrazione dal Meridione, con la crisi degli anni ’80 vi fu un forte ridimensionamento dell’industria.

Da allora Carmagnola ha puntato sempre più su commercio, agricoltura e valorizzazione del territorio e, come tutto il Piemonte vive un fortissimo incremento del turismo.

Francesco Bussone detto il Carmagnola

Il celebre condottiero Francesco Bussone nacque a Carmagnola nel 1380, fu protagonista di celebri battaglie anche al soldo del leggendario Bonifacio Cane, di Casale Monferrato, durante le guerre monferrine del marchese Teodoro II.

Francesco Bussone, detto anche il Carmagnola, grazie alle sue doti diplomatiche fece da pacere in diverse dispute, infatti alcuni storici gli attribuiscono il merito di aver dato dignità militare alla soldatesca di ventura.

In servizio alla corte di Milano, Bussone fu eccellente consigliere di Filippo Maria Visconti, liberandolo dai parenti che ambivano alla signoria milanese.

Nel 1415 combatté insieme al condottiero cremonese Cabrino Fondulo ed ai marchesi di Pescara, l’anno successivo conquistò il castello di Lecco, in seguito prese diverse località della pianura padana tra cui Piacenza e Crema.

francesco bussone

Poi sconfisse l’esercito dei Malatesta, nobile famiglia italiana, riconsegnò Milano ai Visconti, conquistò Brescia e fu uno dei pochi condottieri dell’epoca a sconfiggere i temuti mercenari svizzeri, precisamente nel 1422 Bellinzona (Svizzera).

Il paranoico Filippo Maria Visconti, dopo avergli dato sia onori che titoli gli tolse il comando militare nominandolo governatore di Genova (1422-1424), così il Carmagnola nel 1425 ruppe l’alleanza con i milanesi passando con Venezia.

Contro Milano di distinse in eccellenti doti sia militari che diplomatiche, partecipando anche alla battaglia di Maclodio (BS) del 12 ottobre 1427, nella quale veneziani e fiorentini ottennero una strepitosa vittoria.

Nel 1430 acquistò la sua casa di Brescia dallo storiografo locale Giacomo Malvezzi, oggi la sua antica dimora è l’elegante palazzo rinascimentale di via Dante.

Poi alcuni fallimenti militari del Bussone fecero insospettire i veneziani, come il suo mancato soccorso a Cremona o quando i magiari dell’imperatore Sigismondo di Lussemburgo, devastarono quasi indisturbati il Friuli.

Così il Senato veneziano fece vigilare la sua corrispondenza e, a quanto pare, emersero prove di accordi segreti con cui Filippo Maria Visconti, prometteva al Carmagnola la signoria di Brescia in cambio del suo tradimento verso Venezia.

Infatti la sentenza di colpevolezza fu approvata con ampia maggioranza, tuttavia l’incartamento processuale del Carmagnola andò perduto nell’incendio del Palazzo Ducale veneziano.

Francesco Bussone fu decapitato la sera del 5 maggio 1432 e, nonostante risultasse colpevole, dopo sontuosi funerali fu sepolto presso la basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, a Venezia.

A Francesco Bussone, lo scrittore milanese Alessandro Manzoni si ispirò per la sua prima tragedia del 1820 Il Conte di Carmagnola e, al pari dei suoi storici contemporanei, fu convinto della sua innocenza.

Il Peperone di Carmagnola

Il peperone di Carmagnola, riconosciuto come prodotto agroalimentare italiano è famoso in tutta Italia, anche grazie ad un’eccellente strategia di valorizzazione e comunicazione.

fiera peperone cargmagnola

Il peperone, parte dell’economia locale fin da inizio Novecento, grazie ad esperienza e formazione costante è diventato uno dei simboli di Carmagnola, come testimoniano fiere, storia, cultura e cucina locale.

Le prime piante dell’America meridionale furono portate alla corte spagnola a fine Cinquecento e, se la specie piccante ebbe subito successo a quella dolce occorse più tempo, infatti nei ricettari dell’Ottocento era ancora poco presente.

Poi a inizio Novecento il commerciante locale Domenico Ferrero riunì gli ortolani di Carmagnola, che già da anni coltivavano il peperone, deciso a creare una commercializzazione organizzata.

Grazie a tecniche di irrigazione mirate e traposto metodico al mercato torinese di Porta Palazzo, tra le due guerre mondiali il peperone si diffuse sia in Italia che in Europa.

fiere piemonte

Così nacquero i primi consorzi e fiere, furono ampliate le aree di produzione e selezionate le specie, poi durante il boom economico le esportazioni del peperone divennero quotidiane.

Oggi, grazie a decenni di lavoro, dedizione e passione la Fiera del Peperone di Carmagnola è conosciuta sia in Italia che all’estero.

Il peperone di Carmagnola, molto apprezzato con la Bagna Cauda, il tipico piatto piemontese, spesso viene arrostito o saltato per accompagnare carni, bolliti e acciughe.

bagna cauda

Viene conservato sott’aceto, sott’olio o in agrodolce, farcito con ripieni di carne, trasformato in salse per la pasta oltre che presente nei numerosi antipasti piemontesi, di cui ogni borgata conserva le proprie ricette.

Cosa visitare a Carmagnola

Nonostante le piccole dimensioni, Carmagnola è ricca di cultura, arte e musei, il monumento più famoso è la splendida chiesa dei Santi Pietro e Paolo, realizzata dal 1492 su progetto dell’architetto piemontese Giorgino Costanza.

chiesa san pietro e paolo carmagnola

La chiesa, consacrata il 25 marzo 1514 fu finanziata anche dal marchese Ludovico I di Saluzzo e nei secoli fu oggetto di diverse modifiche, come il seicentesco campabile barocco ed i lavori sulla facciata di fine Ottocento.

La chiesa dei Santi Pietro e Paolo, a tre navate è ricca di opere d’arte, come la cappella dell’Immacolata Concezione, riccamente decorata e diversi dipinti tra cui quello del pittore astigiano Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo.

La storia del Castello di Carmagnola inizia nel 1203 con il marchese Manfredo II di Saluzzo, per consolidare il potere marchionale attraverso un avamposto militare.

castello carmagnola

Il castello, soggetto a ingenti danni e ricostruzioni nei secoli, nel 1682 fu dotato di apparato difensivo a pianta quadrangolare con due piani, quattro bastioni ed un fossato.

Nel 1686, durante la persecuzione dei valdesi diverse persone vi furono imprigionate, come ricorda la lapide commemorativa posta nel 2017.

Nel 1701 il complesso fu venduto ai padri Filippini, che edificarono la vicina chiesa di San Filippo, poi vennero abbattute parte delle fortificazioni e la torre difensiva fu trasformata in campanile; al suo interno conserva una piccola cella, un tempo adibita a prigione.

Infine nel 1863 il complesso fu acquistato dalla cittadinanza e, dopo il restauro divenne sede dell’amministrazione comunale di Carmagnola.

L’Abbazia di Santa Maria di Casanova, risalente al XII secolo fu voluta dai marchesi Manfredo I ed Ugo, figli di Bonifacio del Vasto in favore dell’ordine monacale cistercense.

abbazia casanova

Abbazia di Santa Maria di Casanova – CC BY-SA 3.0

Nei primi duecento anni di vita l’abbazia, anche grazie alle donazioni dei marchesi divenne punto di riferimento religioso di una vasta area geografica, poiché situata sull’antica via Francigena.

Nel Settecento fu anche residenza dei sovrani sabaudi, a partire da Vittorio Amedeo III di Savoia, tuttavia fu anche oggetto di numerosi saccheggi, tanto che papa Pio VI la declassò a monastero

La chiesa abbaziale conserva diverse opere d’arte, come gli affreschi di volta e pareti del pittore savonese Bartolomeo Guidobono, oltre alla pala del milanese Federico Cervelli.

Il primo oratorio di San Rocco risale alla peste del 1630 (il santo è anche protettore degli appestati), ovvero un piccolo edificio in Borgo Moneta, poi raso al suolo dai francesi nel 1640.

chiesa san rocco carmagnola

La chiesa barocca fu eretta dal 1668 su progetto dell’architetto Francesco Lanfranchi, attivo anche presso l’elegante Palazzo Civico di Torino ed i lavori terminarono nel 1745, mentre le decorazioni interne proseguirono negli anni successivi.

La chiesa gotica di Sant’Agostino fu eretta tra il 1406 e 1437, mentre la facciata è frutto di numerosi restauri, specialmente quelli del 1835 ed al suo interno conserva tracce di affreschi quattrocenteschi.

san agostino carmagnola

Tra le diverse opere d’arte possiamo ammirare l’elegante altare maggiore del 1612 e diversi dipinti attribuiti all’astigiano Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo e al cuneese Giovanni Antonio Molineri.

Poi la chiesa di San Filippo, realizzata tra il 1715 e 1739 e consacrata nel 1745 insieme a quella di San Rocco, l’altare presenta una grande tela della Santissima Trinità.

Casa Cavassa fu realizzata nel XV secolo da Enrico Cavassa, membro di una ricca famiglia legata ad alte cariche nel marchesato di Saluzzo, presenta diverse decorazioni esterne ed è sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso “F. Bussone”.

casa cavassa carmagnola

Casa delle Meridiane, palazzo signorile del Cinquecento è anch’esso appartenuto alla famiglia Cavassa, il nome deriva dagli affreschi di metà Cinquecento che rappresentano diversi quadranti solari e meridiane.

Il cinquecentesco Palazzo Lomellini fu proprietà dell’omonima famiglia originaria di Genova fino al 1717, quando l’ultima discendente Maddalena Pertusia lo lasciò in eredità alla Congregazione della Carità di San Paolo.

Poi nel 1939 la congregazione vendette il palazzo all’amministrazione comunale che, dopo le ristrutturazioni lo adibì a sede della Civica Galleria d’Arte Contemporanea di Carmagnola.

Musei

L’Ecomuseo della Cultura della Lavorazione della Canapa di Carmagnola, aperto nel 1998 testimonia la tradizione della lavorazione della canapa, attesta nel carmagnolese fin dal 1235.

Attraverso macchinari, strumenti, utensili e documenti offre un’affasciante percorso alla scoperta delle lavorazioni praticate per secoli dagli antichi ed abili cordai.

Infatti la lavorazione della fibra e la fabbricazione soprattutto di corde, fu così importante che Carmagnola si guadagnò l’appellativo di impero della canapa.

Il Museo Civico Navale, fondato nel 1996 testimonia l’antico legame tra Carmagnola ed il mare, poiché in città si producevano vele e corde per navi di mezza Europa.

Infatti il museo, con sede nell’edificio del vecchio peso pubblico è parte della storia e cultura di Carmagnola, per l’importante contributo che gli abitanti diedero alla marineria italiana.

Il museo espone cimeli e documenti di vita quotidiana in mare, inerenti a:

  • attività navale dall’Unità d’Italia ad oggi
  • storia della Marina Italiana
  • modellismo navale
  • ambiente marino

Il Museo Civico di Storia Naturale di Carmagnola, all’interno del Parco Cascina Vigna conserva diverse collezioni e raccolte mineralogiche, ornitologiche e entomologiche.

Il museo fu aperto al pubblico nel 1976 in piazza Sant’Agostino, poi nel 1993 fu trasferito nell’attuale sede espandendo le proprie collezioni con diverse raccolte.

Il museo è strettamente legato al territorio carmagnolese e, oltre ad ospitare una biblioteca specializzata ha diverse convenzioni per didattica e ricerca e con vari enti e associazioni.

Il Museo di Arte Sacra dell’Abbazia di Casanova espone reliquie, arredi, armadi seicenteschi, statue, stendardi liturgici, un paramento del Seicento in oro, argento e seta e due tele attribuite al pittore milanese Francesco Cairo (1607 – 1665),.

La visita, insieme alla chiesa ed alla cripta è guidata dai volontari dell’Associazione Amici dell’Abbazia di Casanova.

Poi la Sinagoga di Carmagnola, in via Bertini 10, menzionata la prima volta in documento del 1786 è un gioiello di architettura barocca piemontese e presenta interni e arredamenti settecenteschi.

Il Museo Tipografico Rondani conserva macchine, attrezzature, rare matrici calcografiche e xilografiche, edizioni antiche, manifesti, documenti e volumi, tutti di provenienza carmagnolese che vanno dal XVI al XX secolo.

Il museo fu inaugurato il 10 aprile 1921 su iniziativa di Vincenzo e Giacomo Rondani, dal 2003 ha sede in via Santorre di Santarosa, dove la famiglia aveva sia casa che bottega.

Alla morte dell’ultimo Rondani il museo andò in eredità all’Opera Pia “Lorenzo Cavalli” di Carmagnola e, chiuso per diversi anni riaprì poi nel 1997, in occasione del cinquecentenario della storica tipografia carmagnolese.

Di sua proprietà è l’antico torchio con cui la notte tra il 9 e 10 marzo 1821, a Carmagnola fu stampato in segreto il proclama del patriota cuneese Santorre di Santarosa.

Il torchio originale è esposto presso il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino, nell’elegante Palazzo Carignano, Carmagnola ne conserva una copia identica in ogni sua parte.

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